Genova. “È dai Comuni, dalle città, dai paesi, che riparte la fiducia. L’Italia conta su di voi”. Così il presidente Sergio Mattarella, rivolgendosi ai 3mila sindaci riuniti nel padiglione blu dell’ex Fiera di Genova, ha concluso il suo intervento alla fine della cerimonia inaugurale dell‘assemblea nazionale di Anci, appuntamento tornato nel capoluogo ligure dopo 19 anni e che ne farà il centro nevralgico delle istituzioni italiane fino a giovedì.
Un lungo applauso ha accolto il presidente Mattarella, arrivato intorno alle 17.15. Nell’aula della seduta plenaria è stato intonato l’inno di Mameli, quello che il sindaco Marco Bucci vorrebbe rinominare “La Genovese” (ecco perché). Applauso sentito anche per l’architetto e senatore a vita Renzo Piano, presente all’apertura dei lavori.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni, invece, ha dato forfait e ha salutato l’assemblea con un lungo video messaggio. Tra i temi più caldi toccati quello della riforma della giustizia con la depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio. Nessun accenno all’ipotesi di spending review contenuta nella bozza della Manovra. Toccante il minuto di silenzio osservato – per una volta senza distrazioni e contrazioni temporali – per commemorare le vittime di tutte le guerre nel mondo. Sul maxischermo dell’assemblea l’immagine di un fiocco nero a lutto.
Era dal 3 agosto 2020, data di inaugurazione del ponte San Giorgio, che Mattarella non visitava Genova. Una tragedia, quella del 2018, che continua a legare il capo dello Stato alla città: lo dimostrano l’incontro col comitato dei familiari delle vittime prima dell’evento al padiglione Jean Nouvel così come il passaggio iniziale del discorso parlando di una “città che ha saputo affrontare la inaccettabile tragedia del ponte Morandi, dando prova di grande impegno. L’importante risultato realizzato non chiuderà mai la ferita, che resta insanabile per la città e per l’intera Italia“.
Mattarella: “Dai Comuni passa la tenuta della coesione sociale”
“La Repubblica è consapevole del servizio che rendete alla comunità e, per questo, vi è riconoscente”, ha detto il presidente della Repubblica ai tanti primi cittadini con la fascia tricolore presenti. Il capo dello Stato ha citato il ligure Italo Calvino nel centenario della nascita: La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto, e di cui tu fai parte. “I nostri centri abitati sono storia, progetto, impegno, speranza, percorso verso il futuro – ha aggiunto Mattarella – . Ciascuno di voi si propone di lasciarli più belli, più vivibili, più civili di quando li ha avuti affidati dal consenso elettorale. Un sogno e una promessa che ciascuno di voi avrà certamente fatto a sé stesso. I Comuni sono i luoghi di democrazia dove questo percorso può essere condiviso”.
“I Comuni – ha ricordato il capo dello Stato – sono l’articolazione capillare della Repubblica, espressione dei valori costituzionali come ogni istituzione democratica. Più delle altre istituzioni hanno la responsabilità del contatto diretto, immediato, con le esigenze degli abitanti dei loro territori. Passa da qui la tenuta della coesione sociale e lo sviluppo dell’Italia. I Comuni, con le loro esperienze, sono la prefigurazione, nell’attenzione alle necessità e nella ricerca di risposte, di ciò che, sovente, viene poi raccolto nella legislazione e in atti di governo – ha aggiunto Mattarella -. I Comuni sono il primo banco di prova della vitalità di una democrazia e sarebbe un errore privilegiare scorciatoie su questo terreno. Proprio la vitalità che caratterizza il rapporto tra le persone e i Comuni indica che va perseguita con ostinazione la strada del sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini, elemento certamente non secondario di legittimazione, anche per contrastare la preoccupante tendenza al disimpegno elettorale”.
Poi l’accento sul Pnrr: “Oggi è il tempo della prova di dare piena attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante risorse, tanti progetti costituiscono nel loro insieme un’occasione storica per il Paese, con la mobilitazione di importi ingenti, addirittura superiori a quelli del provvidenziale e mitico ‘Piano Marshall’ nel dopoguerra. Centrare gli obiettivi del Piano è, in tutta evidenza, un traguardo a cui istituzioni, imprese, forze sociali sono chiamate a cooperare con il massimo impegno. Questa è la vera posta in gioco: il salto in avanti che possiamo fare insieme”.
Quindi un monito sull’emergenza migranti: “Ai Comuni è chiesto, spesso, di intervenire come pronto soccorso, di decidere in fretta, senza avere certezza delle risorse necessarie ad affrontare le emergenze, con i Sindaci in prima linea. È il caso delle calamità naturali, è il caso di flussi migratori di dimensioni non previste. Ciascuno deve fare al meglio la sua parte, sapendo che le politiche di mitigazione delle calamità devono essere accompagnate da adeguate politiche di prevenzione, così come è necessario dotarsi di visioni di ampio respiro per affrontare fenomeni epocali come le migrazioni, con cui ci si confronta ormai da anni”, ha detto Mattarella.
Decaro: “Opere a rischio per 6 miliardi. Nuovi tagli? I bilanci andranno in crisi. No alle sanzioni”
In cima all’agenda dei sindaci c’è la nuova spending review trapelata oggi dalle bozze della manovra, ma anche la revisione del Pnrr. “È stata una doccia fredda apprendere la volontà di spostare i soldi europei dai programmi che interessano i comuni. C’è stato un momento, dico la verità, in cui la fiducia istituzionale si è incrinata“, ha detto il presidente nazionale di Anci Antonio Decaro -. Ci siamo sentiti sul banco degli imputati pur sapendo di aver fatto di più e meglio degli altri. Nonostante tutto questo lavoro e questi buoni risultati, all’inizio di agosto ci è stato detto che dei 16 miliardi del Pnrr da spostare nel RePower, ben 13 riguardavano i nostri progetti. Io non ho capito il perché”. Secondo Decaro, “a rischio ci sono anche altre opere pubbliche, come quelle per la rigenerazione urbana o le famose ‘piccole e medie opere’ per un valore di 6 miliardi di euro. Sapete quanti sono i Comuni titolari di queste ‘piccole e medie opere’? 7794, sul totale di tutti i 7901 Comuni italiani”.
“Con la legge di bilancio che è stata appena presentata, per la prima volta dopo sette anni si torna a parlare di tagli per i Comuni. All’orizzonte vediamo il rischio di tornare a una impostazione restrittiva – ha aggiunto Decaro -. Si parla di nuovi tagli: 200 milioni sui Comuni e 50 milioni su Province e Città metropolitane, tra il 2024 e il 2025. Più un altro taglio di 100 milioni per i Comuni e 50 per province e Città metropolitane. Mentre mancano del tutto le risorse per sterilizzare gli effetti della perequazione, cioè quei soldi che venivano dati ogni anno ai Comuni per aiutarci nell’operazione di dare più fondi agli enti in difficoltà togliendoli dai bilanci di altri. Tutte queste misure – avverte Decaro – rischiano di mettere in crisi equilibri di bilancio, soprattutto dei comuni finanziariamente più deboli e di impoverire i servizi locali per tutti”.
E ancora: “Ci hanno detto che se non finiremo in tempo le opere, con una nuova norma, dovremo pagare delle sanzioni, coprendo con fondi nostri il costo di quanto realizzato. Non mi sembra una norma ispirata proprio a quei principi di fiducia reciproca su cui dovrebbe basarsi il lavoro comune di un Paese. Ma pazienza, non ci fermeremo per questo”.
Poi un tema strettamente politico: “Siamo l’unica figura istituzionale che per candidarsi in parlamento deve dimettersi 6 mesi prima e che è soggetta al limite dei mandati. Noi riteniamo che solo i cittadini, e solo loro, dovrebbero decidere se confermare un bravo sindaco o mandarlo a casa come capita in tutti i sistemi democratici d’Europa. Solo in Italia questo non accade. Ma non sarà che hanno un po’ paura dei sindaci? Paura del nostro rapporto con i cittadini e con questo Paese? Qualche settimana fa ho scritto nuovamente alla presidente del Consiglio Meloni chiedendole un incontro per discutere di quell’ordine del giorno che abbiamo votato all’unanimità nel Consiglio nazionale dell’Anci. Abbiamo chiesto una cosa semplice: rispettare il principio di rappresentanza e di fiducia che ci lega ai nostri concittadini”, ha aggiunto Decaro.
All’apertura dei lavori la presidente Giorgia Meloni è intervenuta con un videomessaggio. Rassicurando i sindaci proprio sul Pnrr: “I Comuni sono i soggetti attuatori di interventi per 40 miliardi di euro, una quota molto consistente che richiede uno sforzo non indifferente. Non è stata una sfida facile per nessuno, se siamo riusciti a ottenere risultati importanti lo dobbiamo soprattutto al lavoro che abbiamo portato avanti insieme in questi mesi”.
“Dalla cabina di regia nasce il percorso che ha portato alla proposta di revisione del Pnrr, una proposta che non sottrae risorse ai programmi previsti dal piano ma che prevede lo spostamento di alcuni investimento ad altre fonti di finanziamento, come il piano complementare e i fondi di coesione. Si è scritto molto su questo, a volte senza cognizione di causa – ha aggiunto ancora Meloni -. Abbiamo fatto questa scelta per mettere in sicurezza gli interventi che rischiavano di essere compromessi dall’orizzonte temporale del 30 giugno 2026. Questo lavoro ci permetterà ad esempio di rispettare gli obiettivi sugli asili nido. Cito questo tema perché lo considero indicativo di come abbiamo lavorato: il Pnrr prevede su questo capitolo 4,6 mld di euro che rischiavamo di compromettere”, ha concluso Meloni.