Genova. Quasi 300 nuove richieste di aiuto nei primi otto mesi del 2023, molte da parte di ragazze giovanissime che si rivolgono alle operatrici per riferire comportamenti abusanti e capire come comportarsi per uscire dalla situazione. Il bilancio, desolante e preoccupante, arriva dal Centro Per Non Subire Violenza (Udi) di via Cairoli, che a Genova gestisce una casa rifugio e alloggi protetti in cui ospitare donne che stanno uscendo da relazioni violente.
In questo quadro già estremamente complesso, che dimostra come la piaga della violenza di genere sia purtroppo ben presente e radicata anche nel capoluogo ligure, si inseriscono variabili che rendono il lavoro ancora più difficile per le operatrici, e il percorso ancora più accidentato per le vittime: l’aumento generale del costo della vita.
“Con i prezzi del carrello della spesa alle stelle, una donna che sta uscendo da una relazione abusante ha ancora più difficoltà a ricominciare – spiega Chiara Panero, coordinatrice della Casa Rifugio del centro – Queste donne sono spesso anche vittime di violenza economica, gli viene negato l’accesso ai conti e al denaro così come al mondo del lavoro, e quando arrivano da noi non hanno niente. Il nostro obiettivo è sempre il reinserimento sociale, e per farlo abbiamo bisogno di trovare per loro, e per i figli se ci sono, un’abitazione e un lavoro. Con la crisi attuale i tempi, già non brevi, si allungano inevitabilmente”.
Un lavoro e una casa sono parte integrante di un percorso di allontanamento dalla violenza e di reinserimento sociale, ma per molte delle donne che si avvicinano al centro, il costo della vita in autonomia sarebbe insostenibile: “In una situazione in cui tutti i prezzi sono aumentati anche noi abbiamo avuto e abbiamo difficoltà a garantire il minimo indispensabile di assistenza – conferma Panero – le donne già nella pandemia hanno perso il lavoro e avuto difficoltà, e la collocazione lavorativa e abitativa è uno step fondamentale del percorso. I problemi economici, inoltre, fanno sì che le donne impieghino sempre più tempo ad allontanarsi da un partner violento e abusante: abbandonare la casa, soprattutto con figli, fa molta paura”.
In questo quadro, i nuovi accessi e le nuove richieste di aiuto si sommano a quelli già presi in carico (circa 400 l’anno), aumentando anche la necessità di aiuti per il centro, che vive grazie a sovvenzioni comunali e governative, fondi europei, cinque per mille, donazioni private e iniziative come quelle di Coop Liguria, che ha donato centinaia di euro in pasti all’associazione per supportare il loro lavoro. È anche per questo che molti dei progetti del centro sono finalizzati proprio al reinserimento lavorativo, con percorsi di orientamento e inserimento nel mondo del lavoro e percorsi professionalizzanti: “L’obiettivo resta sempre garantire alle donne che si rivolgono a noi di poter vivere la loro vita in piena autonomia – conclude Panero – lontane dalla violenza e consapevoli delle loro capacità”.