Genova. Se le autostrade sono impraticabili a causa dei cantieri e i treni non arrivano in orario, l’alternativa per la Liguria è muoversi in mare. In Città metropolitana ci credono davvero, tanto che l’idea ha preso corpo in un progetto battezzato viAmare che prevede la creazione di tre linee di trasporto pubblico tra Savona, Genova e il Tigullio con battelli dotati di motori elettrici.
Lo studio di fattibilità era stato presentato a luglio in un convegno col viceministro Edoardo Rixi e il consigliere metropolitano Claudio Garbarino, ma ulteriori dettagli sono emersi in un convegno organizzato nei giorni scorsi a Palazzo Tursi. E nel frattempo il tutto è stato integrato nell’aggiornamento al Pums varato dal sindaco Marco Bucci, condizione necessaria per poter chiedere al Governo i fondi per partire, attingendo magari alle risorse inutilizzate del Pnrr. “Il ministero ha chiesto tutta la documentazione per poter valutare il progetto – riferisce Garbarino -. Se non avremo un trasporto via mare, con le autostrade che saranno cantieri a cielo aperto per i prossimi dieci anni, dovremo rinunciare al turismo e al Tpl in Liguria. L’idea è far gestire la linea ad Amt appoggiandosi poi a privati”.
Ad oggi esiste già un’esperienza simile a Genova ed è il Navebus sulla tratta Pegli-Porto Antico, linea gestita da Amt ma appaltata al consorzio Liguria Via Mare, che ha scontato negli anni diversi problemi, dalle numerose corse saltate “per condizioni meteo marine avverse” ai costi di esercizio sempre superiori ai ricavi.
Nonostante queste premesse, l’obiettivo resta quello di realizzare “un sistema di trasporto passeggeri via mare ecologico, regolare, con mezzi veloci ad alta frequenza, dall’importante valenza turistica, per servire il territorio costiero della Città metropolitana con 6 scali sulla via d’acqua nell’area urbana di Genova“. Sul sito dell’ex Provincia è stato pubblicato un questionario (che durante la Settimana europea della mobilità sostenibile viene esteso anche ai non residenti) allo scopo di valutare il numero potenziale di viaggi intercettabili, l’impatto sul trasporto privato e quindi l’eventuale rimodulazione dell’ipotesi iniziale di servizio.
La prima linea sarebbe interna alla città di Genova con scali a Pra’, Pegli, Aeroporto, Porto Antico, Fiera e Nervi. Nei giorni feriali invernali sono previste 48 corse quotidiane con una frequenza di mezz’ora, che diventano 60 in estate. Nelle ore di punta si potrebbero così trasportare tra i 975 e i 1.255 passeggeri. Tempo totale di viaggio? Da Pra’ al Porto Antico ci si metterebbero 51 minuti, da Nervi al Porto Antico 35 minuti.
La seconda linea si svilupperebbe a Ponente toccando Savona, Varazze, Arenzano e Aeroporto. In questo caso sarebbero 42 le corse giornaliere nel periodo invernale, 48 in estate (che diventano 52 nei festivi). Frequenza fissa a 35 minuti, tempo totale del viaggio 57 minuti. La capacità massima negli orari di picco è di 1.304 passeggeri.
Una terza linea lambirebbe poi la Riviera di Levante con partenza dalla Fiera, fermate a Recco, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari e capolinea a Sestri Levante. Ogni giorno 34 corse in inverno e 38 in estate con una frequenza di 45-50 minuti e un massimo di 1.304 utenti trasportati nei periodi di maggiore affluenza. Per il giro del Tigullio servirebbero 31 minuti, altri 35 minuti per circumnavigare il promontorio di Portofino, 30 minuti da Recco a Genova.
Per garantire il servizio servirebbero in tutto 14 navi. Ma i vecchi battelli turistici oggi in uso non sarebbero adatti a garantire benefici in termini ambientali: lo studio di fattibilità immagina quindi l’impiego di unità fornite di motori elettrici alimentati da batterie in fase di manovra e carburanti e-fuel o bio-fuel durante la navigazione, con un possibile contributo offerto da celle solari. In questo modo il bilancio delle emissioni di CO2 sarebbe favorevole (considerando però anche l’efficientamento complessivo del parco auto privato pari al 15%). Le navi avrebbero due “taglie”: una da 250 passeggeri per la linea genovese, l’altra da 326 passeggeri per le due linee rivierasche.
Ma chi userebbe il nuovo servizio? In base ai dati dell’indagine su mille residenti distribuiti su 27 Comuni, tra il 7% e il 15% sceglierebbe di muoversi con viAmare, a seconda del livello di congestione sulla rete stradale. Per la maggior parte si tratterebbe infatti di autisti o motociclisti. Facendo la debita proporzione con la popolazione di confronto, la linea Pra’-Nervi attrarrebbe 350 viaggiatori abituali in orario di punta mattutina (pari al 20% della capacità teorica del servizio) che diventerebbero 600 in caso di autostrada bloccata. Più gradite sarebbero le linee rivierasche con 1.200 viaggiatori complessivi che salirebbero a 1.500 in caso di criticità viabilistiche. Tutto questo si tradurrebbe in una riduzione annua di percorrenze dei veicoli privati che, nel migliore dei casi, arriva a 62,6 milioni di veicoli/km con 8.460 tonnellate di CO2 eliminate.
Dal punto di vista economico, però, il trasporto pubblico non basterebbe a tenere in piedi il servizio. Fondamentali diventano quindi i flussi turistici (soprattutto in estate, visto che in inverno le condizioni marine potrebbero provocare interruzioni) che oggi intasano le autostrade, con applicazione di una tariffa differenziata per non residenti e una tariffa speciale per crocieristi sulla tratta diretta Savona-Porto Antico, con ulteriori ricavi dall’attività di ristorazione a bordo.
Per il futuro si pensa ancora più in grande. “Stiamo immaginando anche un collegamento diretto con Marsiglia e uno con Nizza, per intercettare ulteriori turisti che oggi gravitano su autostrade e ferrovia – aggiunge Garbarino -. Per questi collegamenti puntiamo ai fondi europei, mentre il Governo dovrebbe darci una mano sulla parte ligure”. Ma siamo sicuri che tante persone rinuncino volentieri all’auto? “Il servizio viAmare potrebbe integrarsi con un servizio di car sharing: uno arriva a Santa Margherita e lì affitta la macchina elettrica per girare nei dintorni”.