Genova. Nel secondo trimestre 2023 l’occupazione in Liguria cresce del 2,7%: “Sono quasi 17 mila in più gli occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – Un dato che conferma lo stato di salute e di crescita dell’economia ligure, che fa registrare incrementi occupazionali al di sopra della media nazionale (+ 1,7 %), e del nord ovest (+1,2%). Il dato sull’occupazione beneficia in particolare della crescita dell’occupazione femminile, che è del 5,8%. Diminuisce anche la disoccupazione: -13,8% in Liguria, anche qui meglio rispetto al nord ovest (-11,7%) e all’Italia (-5%)”.
Sempre nel secondo trimestre 2023 scende anche il numero delle persone, tra i 15 e i 64 anni, che non cercano attivamente lavoro. Sono il 23% in meno, pari a circa 8300 persone: “Segno- aggiunge il presidente Toti – di una sempre maggiore fiducia dei liguri sulla possibilità concreta di trovare una occupazione”.
“I settori che più di tutti trainano la crescita dell’occupazione ligure – spiega l’assessore al Lavoro Augusto Sartori – sono l’industria nel suo complesso (+7,3%), e in particolare il manifatturiero, una delle eccellenze produttive della Liguria, che fa registrare una crescita del 19,3%, e i servizi, dove la crescita degli occupati è del 2,4%”.
Ma il sindacato Cisl parla di luci e ombre. “Se l’aumento di 16.000 unità rispetto allo scorso anno (da 626mila a 642mila) è senza dubbio motivo di soddisfazione, coì come l’incremento del numero di donne occupate, dal territorio continuano ad arrivare segnali che sarebbe sbagliato ignorare”, dice Luca Maestripieri, segretario generale della Cisl Liguria.
“Il primo è relativo a tre settori strategici per l’economia regionale come commercio, alberghi e ristoranti, che hanno registrato una flessione di duemila posti di lavoro: sono passati da 149mila a 147mila”, precisa.
“Se nel caso dell’edilizia, purtroppo, si tratta di un calo ampiamente previsto (l’incertezza sui bonus ha colpito pesantemente le aziende del settore, e le prospettive sono tutt’altro che rosee), il fatto che il turismo – a dispetto dei numeri relativi alle presenze – non riesca a incrementare il numero di occupati è un campanello d’allarme molto grave. La sensazione – continua Maestripieri – è che in Liguria continui a crescere il lavoro precario, spesso improvvisato, a danno dei contratti stabili”.
“Una tendenza che, se nei giorni della pandemia era in qualche modo giustificata dalle incertezze sul futuro, oggi si configura più come speculazione che come reale esigenza. Dobbiamo incontrare subito la Regione per creare posti di lavoro stabili e di qualità, che non si dissolvano dalla sera alla mattina. Il confronto con la Regione deve dare queste risposte e disegnare il perimetro di un patto per il lavoro buono in Liguria”, conclude la Cisl.
Sui dati anche il commento della Cgil. “I dati Istat sull’occupazione in Liguria sono positivi e finalmente arrivano quasi a colmare il gap occupazionale che avevamo con il nord ovest” così Maurizio Calà Segretario Generale Cgil Liguria commenta i dati Istat sull’occupazione nel secondo trimestre dell’anno che registrano per la Liguria un tasso di occupazione pari al 68,4% contro la media del Nord-Ovest del 68,6%.
“Ad una attenta lettura però emergono alcuni elementi estremamente preoccupanti: restando alle percentuali, ad esempio, la Liguria con un tasso di disoccupazione del 6,3 per cento resta fanalino di coda del nord ovest che registra una media del 5 per cento. Ma non è l’unico elemento critico “La Liguria sta diventando una regione a vocazione monotematica schiacciata sul terziario che occupa i tre quarti dell’occupazione” commenta ancora Calà; secondo le elaborazioni di Marco De Silva responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria, su una stima di 642.480 occupati ben 503.790 fanno riferimento al terziario, in pratica quasi l’80 per cento degli occupati liguri. A questo va aggiunta una – seppur lieve – riduzione tra i lavoratori dipendenti che perdono 565 unità e scendono a quota 482.540.
L’altro elemento preoccupante secondo il sindacato si rileva nel settore dell’agricoltura dove su 9.386 imprese registrate in Liguria, l’Istat certifica solo 4.480 occupati: in pratica più della metà delle imprese non denuncia occupati. Gli altri settori in cui si registra una forte contraddizione sono commercio e turismo dove nel secondo trimestre 2023 c’è stato un importante aumento degli arrivi (in aumento del 7,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e un aumento nelle presenze (più 6,1 per cento), dati ai quali non è corrisposto un aumento dell’occupazione, ma anzi una pesante contrazione in quanto gli occupati sono calati di 1.516 unità scendendo da 148.785 a 147.269.
“Tutto farebbe pensare che in questi due settori, agricoltura e turismo, vi siano sacche di lavoro non dichiarato – commenta Calà che conclude – Sul sistema economico ligure non c’è una capacità programmatoria delle politiche pubbliche e degli investimenti privati con il risultato che saremo costretti a subire gli effetti della conversione produttiva senza avere la capacità di orientare lo sviluppo economico verso settori a maggiore valore aggiunto in termini economici e occupazionali”