Genova. Fumata nera al tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla vertenza ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Alla riunione convocata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Alfredo Mantovano con la presenza dei ministri Raffaele Fitto, Adolfo Urso e Marina Calderone erano presenti delegazioni ristrette dei sindacati nazionali.
L’incontro è durato circa un’ora e mezza ma non ha offerto alcuna certezza sul futuro degli stabilimenti ex Ilva: nessun aumento di capitale per portare il governo alla maggioranza nella compagine (ora nelle mani del socio privato Ancelor Mittal) e al momento solo la “verifica” da parte di palazzo Chigi “del concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto e sulla garanzia della sicurezza negli stabilimenti”.
Dalle dichiarazioni all’uscita dell’incontro trapela l’insoddisfazione e la rabbia dei sindacati che hanno deciso di convocare per la prossima settimana un coordinamento unitario di Fiom, Fim e Uilm per decidere le prossime iniziative.
A Genova lunedì è prevista un’assemblea davanti alla portineria dello stabilimento di Cornigliano. “Dopo quattro-cinque anni ci sentiamo dire che il governo deve incontrare la Arcelor Mittal per riaprire la trattativa – commenta il coordinatore della Rsu Armando Palombo -. Con gli impianti che sono di fatto fermi a causa della mancanza di investimenti, è quanto meno discutibile. Domani ne discuteremo”.
“Il governo ha fatto un passo indietro” ha detto Michele De Palma, segretario generale della Fiom, “La cosa che ci ha molto colpito è stato il fatto che ha parlato il sottosegretario la presidenza del consiglio Mantovano, ma gli altri ministri competenti per la vertenza, tranne la ministra Calderone da noi sollecitata rispetto ad una situazione ormai drammatica dal punto di vista della situazione degli impianti e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, non ha parlato nessun altro ministro”.
Da parte del governo “non ci sono state risposte, anzi ci sono stati passi indietro, perché mentre qualche mese fa ci dicevano che c’era la possibilità di risalire in maggioranza negli assetti, che 680 milioni dati a gennaio servivano come anticipo di capitale e c’era la possibilità che lo Stato, il governo, assumesse la maggioranza all’interno di questa amministrazione adesso questo ragionamento è tutto cassato” aggiunge il segretario generale della Uilm Rocco Palombella.”Stanno verificando se Mittal sarà ancora in condizioni di continuare a dare la garanzia sulla produzione di Italia oppure no. Nel frattempo – aggiunge – non hanno novità: nel senso che non sono in grado di darci aggiornamenti, si sta svolgendo questa trattativa e quando saranno in grado di dirci qualcosa ce lo comunicheranno”. “Noi ancora ancora una volta – spiega Palombella – abbiamo rappresentato la drammaticità della situazione e le lotte negli stabilimenti soprattutto sull’insicurezza degli impianti e l’impossibilità di una interlocuzione con il gruppo indiano. Decideremo insieme ora riunendo i coordinamenti e sulla base delle altre lotte, le iniziative più opportune per convincere questo governo Che la storia con Mittal è finita, sono cinque anni che questa storia va andare avanti. Ora basta non scherzate più”.
Sulla stessa scia il commento di Roberto Benaglia, segretario generale della Fim: “È stato un incontro insoddisfacente, non ha dato le risposte che la situazione merita. Noi siamo di fronte ad una situazione urgente: il gruppo sta collassando, ha finito le risorse e sta facendo il record minimo di produzione, mancano gli investimenti e la sicurezza sul lavoro. Il governo ci ha detto che si sta confrontando con Arcelor Mittal per rinegoziare le prospettive, ma non ci ha dato informazioni concrete rispetto a quali sono le basi su cui si sta svolgendo questo confronto, né tempi certi”. I sindacati confermano tutte le iniziative di mobilitazione in corso compreso lo sciopero di 24 ore di domani.
“Il Governo, che considera l’incontro di oggi come la tappa di un percorso in atto e che è ben consapevole dell’urgenza degli interventi, ha ribadito l’impegno a dare soluzioni di prospettiva, concentrando la propria azione in modo prioritario sul completamento del percorso di decarbonizzazione, sulla positiva definizione delle procedure d’infrazione in atto, sulla verifica del concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto e sulla garanzia della sicurezza negli stabilimenti”. E’ quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi dopo l’incontro. Nel corso dell’incontro tra governo e sindacati sull’ex Ilva “è stato concordato che, anche in seguito alle interlocuzioni in corso con gli azionisti, sarà calendarizzato a breve un nuovo momento di confronto con i sindacati” prosegue la nota. Dopo aver ascoltato le considerazioni dei rappresentanti dei lavoratori in merito alle complesse questioni che caratterizzano da decenni l’impianto siderurgico, il governo, si legge nella nota, “ha ricordato le misure finora adottate per affrontare, uno per uno, i numerosi e risalenti nodi critici della vicenda. Si tratta di una pesante situazione della quale l’esecutivo si è preso carico fin dal suo insediamento, introducendo, con il decreto legge n. 69/2023, norme per rendere possibile la gestione dell’azienda, per sbloccare le risorse poste a disposizione per essa, per chiudere le procedure di infrazione in atto”.
“La notizia che l’incontro tra governo e sindacati, per il rilancio dell’ex Ilva, è andato male, e che il presidente di Acciaierie d’Italia Bernabè ha rimesso il mandato nelle mani di Meloni ci vede preoccupati e allarmati. Ex Ilva rappresenta un pezzo importantissimo dell’economia del Paese e della Regione Liguria che non può essere disperso. Le parole del sindacato che parlano di ‘eutanasia dell’azienda’, sono forti e non possono lasciare indifferenti. Il lavoro fatto in questi mesi sembra essere stato vanificato. Le istituzioni locali a partire dalla Regione facciano sentire la propria voce a difesa di un presidio industriale di importanza nevralgica per l’economia ligure e italiana. Il governo sta dimostrando ancora una volta di essere incapace di trovare soluzioni a difesa dell’economia e dell’industria italiana”. Lo scrivono in una nota Davide Natale e Simone D’Angelo, rispettivamente segretario regionale e segretario provinciale genovese del Pd.