Genova. Inutile stigmatizzare un episodio: ogni ristoratore è libero di fare la politica commerciale che preferisce, l’importante è che i prezzi siano trasparenti. È questa in sintesi la posizione delle associazioni di categoria degli esercenti genovesi, interpellate dopo il clamore mediatico suscitato dal caso del “piattino condivisione” a due euro a Finale Ligure. Lo scontrino delle polemiche, postato sui social da Selvaggia Lucarelli, era stato preceduto dell’episodio di Gera Lario, dove un bar aveva applicato un sovrapprezzo per tagliare in due un tramezzino.
“Ognuno applica il prezzo che ritiene giusto – sostiene Marina Porotto, vicepresidente nazionale di Fipe Confcommercio, presidente nazionale della sezione giovani e presidente del Civ Il Genovino in centro storico – e non è corretto strumentalizzare un episodio pensando che valga per tutta la categoria. Questa non è la norma, ma qualcuno applica un sovrapprezzo in virtù del numero di posti occupati. Alcuni possono scandalizzarsi del fatto che l’acqua al tavolo la mettiamo a due euro, ma se uno prende solo l’acqua? Ciascuno fa ciò che crede secondo un prezziario”.
“Sul tema dei servizi aggiuntivi noi abbiamo una linea abbastanza chiara: quella della massima trasparenza – puntualizza Paolo Barbieri, direttore di Confesercenti Genova -. Non voglio entrare nel merito di una scelta imprenditoriale, i servizi è normale pagarli. L’importante è che il cliente faccia una scelta consapevole perché i problemi nascono dalla mancata comunicazione”. E nel caso dell’Osteria del Cavolo di Finale Ligure, secondo la replica della titolare Ida Germano, il sovrapprezzo era indicato nel menù. “Il tema delle porzioni è molto variegato: ad esempio alcune pizzerie non prevedono il piattino aggiuntivo ma offrono la pizza baby – continua Barbieri -. Del resto, se per tutti i piatti ci fosse un piattino, si dovrebbero alzare i prezzi perché si intaserebbe la lavastoviglie“.
La paura dei pubblici esercizi è che i tormentoni social come quello del “piattino” incidano in negativo sull’immagine della categoria e della regione nel suo complesso, proprio in un momento di grazia per il turismo: “Dire che questi episodi accadono principalmente in Liguria è strumentale e nocivo – accusa Porotto -. Ogni volta che esce una polemica così è un danno per tutti. L’immagine della torta di riso finita è entrata talmente nell’immaginario collettivo che è molto facile attaccarsi a queste cose. La Liguria risulta tra le mete più gettonate dell’estate, i bar del centro stanno lavorando tantissimo dopo un inverno già positivo e ci sono sempre più attività che tengono aperto ad agosto. Vediamo tanti stranieri, soprattutto francesi, e molti giovani. Questo vuol dire che l’accoglienza ligure, e italiana in generale, è vista con soddisfazione, altrimenti i visitatori andrebbero altrove”.
D’altro canto rimangono alcune difficoltà: “La nostra categoria è quella che ha subito di più i rincari sull’energia e le materie prime – ricorda Barbieri -. I consumi sono in rialzo, ma i costi restano elevati, l’inflazione si sente ancora e con questi prezzi non è difficile lavorare in perdita. Anche per questo bisogna essere molto oculati. È sbagliato tenere in considerazione solo la materia prima: sui costi finali incidono la Tari, che a Genova è tra le più alte d’Italia, e gli affitti“. E quindi, tanto per tornare alla questione del piattino condivisione, “a questo giro tante lavastoviglie in più o in meno incidono. Se tutti facessero come quei clienti, il livello dei prezzi dovrebbe salire“.