Genova. Continua a sostenere di avere agito per difendersi Sergio Frisinghelli, l’uomo di 58 anni che lo scorso sabato ha accoltellato a morte il vicino di casa, il 35enne Alessio Grana, al culmine di una lite avvenuta nella palazzina di via Costamezzana, a San Siro, sulle alture di Santa Margherita Ligure.
L’uomo, attualmente in carcere, è stato interrogato mercoledì mattina online dal pubblico ministero Luca Scorza Azzarà, una modalità che si è resa necessaria perché ha contratto il covid, e l’avvocato ha chiesto la misura degli arresti domiciliari. La procura, invece, ha chiesto la custodia cautelare in carcere e non ha modificato l’ipotesi di reato, omicidio volontario: sarà l’autopsia sul corpo di Grana, e i rilievi effettuati all’interno dello stabile, a capire dove sia avvenuto l’accoltellamento e in che modalità.
La versione di Frisinghelli, sostenuta dall’avvocato Claudio Zadra, resta sempre la stessa: ha accoltellato Grana con un coltello da caccia perché l’uomo, che aveva avuto problemi con la maggior parte degli inquilini della palazzina ed era noto per il temperamento aggressivo e irascibile, si è presentato armato di bastone alla sua porta, è entrato e ha provato ad aggredirlo.
Frisinghelli però ha sferrato due fendenti, uno al cuore, quello letale, e uno alla gola, superficiale, e le tracce di sangue rilevate dalla scientifica sono sul pianerottolo, non all’interno dell’appartamento. Gli inquirenti vogliono dunque capire dove effettivamente Grana sia stato colpito, e se sia entrato o meno nell’abitazione suscitando la reazione del 58enne.
Gli amici e i familiari di Frisinghelli, intanto, hanno lanciato una raccolta fondi per sostenerlo via social, ribattezzata “Una mano per Sergio”. Sin dalle primissime ore successive all’omicidio erano arrivate moltissime manifestazioni di solidarietà verso l’uomo, molto conosciuto per la sua attività di dj e giardiniere e la militanza nella protezione civile.