Genova. Sono 47 gli imputati per i quali la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito della cosiddetta inchiesta ‘ponte bis’ nata sulla scia delle indagini per il crollo del viadotto Morandi e sopratutto dopo il crollo della galleria Berté sulla A26.
A coordinare le indagini, che hanno visto riuniti i fascicoli prima separati sui falsi report sulle gallerie, sugli altri viadotti e sulle barriere fonoassorbenti è stato il sostituto procuratore Walter Cotugno, titolare anche dell’inchiesta principale sul crollo del viadotto, insieme al collega Stefano Puppo, coordinati dall’aggiunto Francesco Pinto.
Il gup Alberto Lippini nelle prossime ore dovrà fissare la data dell’udienza preliminare. Nel frattempo la Procura ha proposto concordandola con i legali il patteggiamento per 12 degli imputati, quelli per i quali non è stata fatta dai pm la contestazione ‘alternativa’ tra reati colposi e dolosi.
Si tratta quindi degli imputati a cui sono contestati i reati meno gravi e non quello di attentato alla sicurezza pubblica dei trasporti che è appunto un reato doloso.
Oltre la metà sono attualmente sotto processo nel filone principale sul crollo del ponte Morandi a partire dagli ex vertici di Aspi, Giovanni Castellucci. Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e l’ex numero uno di Spea Antonino Galatà.
Secondo l’accusa i controlli su viadotti e gallerie non vennero eseguiti adeguatamente nemmeno dopo il disastro del 14 agosto 2018 che costò la vita a 43 persone come ha dimostrato il crollo della galleria Berté sulla A26 del 30 dicembre 2020 che solo per un colpo di fortuna non ha provocato nuove vittime.
Stralciato dalle accuse il reato di omissione d’atti d’ufficio, i capi di imputazione vanno dal falso, all’attentato alla sicurezza dei trasporti al disastro colposo, oltre alla turbativa d’asta per la parte riguardante le barriere fonoassorbenti. Le oltre duemila pagine della richiesta saranno notifichate ai difensori nei prossimi giorni.