Roma. Il governo ha richiesto una rimodulazione pari a 15,9 miliardi di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Pnrr. Questa somma rappresenta circa l’8% del totale dei finanziamenti concessi dall’Unione Europea per sostenere la ripresa economica del continente dopo la pandemia di Covid-19. La proposta di modifica riguarda 144 misure incluse nel Piano di Ripresa per l’Italia e comprende sia cambiamenti formali che la riprogrammazione di risorse all’interno dello stesso progetto. Lo ha spiegato ieri sera il ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto, nel corso della conferenza stampa al termine della Cabina di regia per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con all’ordine del giorno l’esame preliminare della proposta di revisione complessiva del Pnrr inclusiva del nuovo capitolo RePowerEu.
Fitto ha spiegato che “ci sarà un confronto serrato con la Commissione europea. Abbiamo lavorato per trovare soluzioni ma non ci sarà polemica e l’esperienza della terza e quarta rata è molto indicativa per trovare soluzioni. La proposta aprirà un confronto con le parti sociali”. Nel “solco” delle parole del Presidente Mattarella auspico “un periodo differente di confronto che possa essere utile nell’interesse del Paese, che non provochi la contrapposizione tra il governo e l’opposizione”, ha poi chiosato il ministro per gli Affari europei e il Pnrr a proposito della citazione ‘degasperiana’ fatta dal Capo dello Stato sulla necessità di “mettere il Paese alla stanga”.
Tra le opere momentanemente definanziate nel PNRR, ci sono misure riguardanti la gestione del rischio di alluvione, la riduzione del rischio idrogeologico e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Altri interventi cancellati riguardano l’efficienza energetica dei Comuni e i progetti di rigenerazione urbana per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale. Le opposizioni, in particolare il Partito Democratico (Pd) e il Movimento 5 Stelle (M5S), hanno contestato soprattutto la cancellazione dei finanziamenti per le misure relative al rischio idrogeologico, considerando anche le recenti calamità naturali legate al cambiamento climatico.
Il ministro per gli Affari Ue, Raffaele Fitto, ha affermato che si aprirà un confronto con le parti sociali e con l’Unione Europea riguardo a questa rimodulazione. Ha sottolineato che “Nessun finanziamento è stato eliminato o tagliato, ma si sta solo riorganizzando il Piano per far fronte alle criticità riscontrate. Inoltre – ha specificato – alcune misure già avviate e previste non possono rientrare nei tempi previsti dal PNRR, quindi è necessario considerare altre opzioni di finanziamento”.
“Al momento da quanto ci risulta i progetti che ricadono su Genova non sono interessati dalla rimodulazione dei fondi Pnrr prospettata dal governo, anche perché con i nostri progetti rientriamo perfettamente nei tempi”. A dirlo il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, che tra le tante deleghe ha anche quella per del coordinamento, gestione e attuazione del Pnrr. “Il Comune di Genova è attuatore diretto di 107 progetti per un totale di 798 milioni di euro di cui 492 attraverso il Pnrr. Tra questi anche interventi sulla riduzione del rischio idrogeologico come ad esempio la messa in sicurezza del Rio Morego e del Rio Gaxi”.
Ma se da una parte si stralcia, dall’altra si prova a tenere la barra dritta sulle finanziamenti dedicati alla riconversione energetica: una delle iniziative più significative del programma REPowerEU riguarda l’Ecobonus, che sarà rivolto espressamente alle abitazioni private, con l’obiettivo di supportare le famiglie a basso reddito che in passato erano state escluse dagli interventi di efficientamento energetico. La dotazione di questo provvedimento è di 4 miliardi di euro, con il ricorso alle detrazioni fiscali, ma con restrizioni più rigide.
Inoltre, la dotazione di fondi per la realizzazione di 260.000 nuovi posti in asili nido è aumentata di 900 milioni di euro. Questo obiettivo è considerato uno dei pilastri fondamentali dell’intero Piano. Queste risorse sono necessarie per indire un nuovo bando e raggiungere il target finale, in linea con gli orientamenti della Commissione Europea.