Genova. Proseguono senza sosta i lavori di consolidamento del palazzo di via Terpi che dallo scorso 21 luglio è diventato off limits per le 32 famiglie che lo abitavano a causa di alcuni movimenti anomali registrati dai sensori durante le lavorazioni. A dieci giorni dall’evacuazione, però, arrivano i primi segni di speranza, con un leggero ma significativo miglioramento della risposta strutturale dell’edificio.
A riportarlo a Genova24 Stefano Martorana, l’amministratore di condominio del civico 20a di via Terpi: “Abbiamo fatto installare a spese dei condomini nuovi sensori in collaborazione con l’Università – spiega – sensori molto precisi e sensibili che in questi giorni continuano a registrare movimenti della struttura. Ma il segnale positivi è che con le prime lavorazioni fatte l’ampiezza dei movimenti ha iniziato a ridursi, cosa che ci fa ben sperare e che potrebbe esser l’indicatore della buona riuscita dell’intervento“.
Intervento che in questa prima fase sta riguardando proprio le fondamenta del palazzo, attenzionato da diversi anni: “Al momento siamo mettendo in opera il tirantaggio e cerchiaggio dei plinti interni – spiega Martorana – e in un secondo momento interverremo con un lavoro di palificazione e tiranti esteri. Ma dobbiamo operare per gradi e con grande cautela, sia per la conservazione del palazzo ma anche e soprattutto per la sicurezza di chi fattivamente sta lavorando lì sotto“.
Una buona notizia, che apre uno spiraglio per le 67 persone che da dieci giorni sono fuori casa: “Ovviamente c’è grande preoccupazione tra i condomini – sottolinea l’amministratore – preoccupazione e necessità di chiarezza e di non essere abbandonati dalle istituzioni. In questi giorni è già stata fatta una riunione con i tecnici del Comune di Genova, riunione che avrà un nuovo appuntamento lunedì, per coordinare tutti gli interventi. Tutto il versante che va dalla chieda fino a piazzale Bligny deve essere messo in sicurezza nel minor tempo possibile, e siamo riusciti a concordare un’inversione dei lotti del lavori già preventivati: si partirà infatti dalla parte più a nord, vale a dire quella proprio nei pressi del palazzo oggi evacuato”.
Nel frattempo prosegue anche i confronto con il “vicino rumoroso”, vale a dire il cantiere per lo scolmatore del Bisagno, che anche in questi giorni ha proseguito con le esplosioni di mine per andare avanti con gli scavi. Secondo quanto riferito, l’ultima esplosione delle mine dello scorso giovedì, come le altre in precedenza, ha fatto registrare dai sensori minimi movimenti, comunque sotto la soglia di sicurezza. Quello che però preoccupa è il contesto di insieme, e le ripercussioni complessive di un “effetto domino” su una situazione così fragile. “Come se un adulto fosse sdraiato su un materassino in acqua – spiega con una metafora Martorana – una manata di un bambino non lo fa cadere, non ne ha la forza, ma mette in atto una serie di movimenti che potrebbero portare a farlo rovesciare. Questo palazzo è stato costruito su una ‘bolla d’acqua’, su una falda, e l’insieme è critico. Ed è difficile escludere la totale assenza di ripercussioni. Non vogliamo fare la guerra al cantiere dello scolmatore, chiediamo solo un po’ di attenzione, come vediamo che inizia ad esserci”.