Genova. Continua a far discutere il regolamento della Regione Liguria che permette nuovi interventi edilizi in aree esondabili considerate “a minore pericolosità relativa” pur all’interno nella fascia “rossa”, quella tempi di ritorno alluvionali più stretti. Ieri il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo a un’interrogazione di Angelo Bonelli (Avs) alla Camera, ha spiegato che “ci sono nuovi studi in fase di valutazione da parte degli uffici della Regione“, i cui esiti verranno tenuti in considerazione prima dell’emanazione definitiva del regolamento.
“L’Autorità di bacino, costantemente informata in tutte le fasi della procedura di adozione del regolamento, ha rappresentato al ministero di condividere quanto comunicato dalla Regione Liguria, ancorché ciò determini un rinvio dell’entrata in vigore delle disposizioni, che sono comunque di esclusiva competenza regionale”, ha aggiunto Fratin. L’ente di bacino, dal canto suo, ha già approvato il regolamento in questione.
Secondo il Pd si tratta di un punto a sfavore della Regione. “Il regolamento deve entrare in vigore entro il 31 luglio ma la vicenda è già ingarbugliata. Finora la giunta regionale ha tirato dritto per la sua strada negando qualsiasi nostra richiesta di integrazione o modifica delle nuove mappature e non ha voluto in alcun modo stralciare dal piano le aree che ha declassato ‘a minor pericolosità idraulica’, con la possibilità di nuove costruzioni. Una invenzione tutta ligure: come si può pensare che sia sicuro costruire in zone allagabili da 70 centimetri d’acqua? Ora apprendiamo che il ministro dell’ambiente Fratin ha dichiarato che la Regione sta facendo alcune valutazioni sulle aree soggette a piene duecentennali e si stanno rivedendo gli indicatori di pericolosità idraulica. Il regolamento si è già impantanato“, dichiara il Gruppo Pd in Regione Liguria.
“Siamo di fronte al fallimento dell’impostazione che la giunta Toti ha voluto mettere in campo su un tema così delicato come quello della messa in sicurezza del territorio. I tempi sono molto stretti e l’incapacità della Regione di applicare in maniera corretta le regole rischia di mettere in difficoltà i Comuni che dovranno applicare la nuova normativa. La giunta stralci ora le aree a rischio inondazione dal regolamento del piano di bacino e dia risposta ai Comuni rispetto alle competenze, dando loro maggiori garanzie e sostegno, con una regia unitaria che non deleghi agli enti locali scelte che per carenza di personale non potrebbero sostenere”, concludono i dem.
Reazione diversa invece quella del deputato del M5s Roberto Traversi: “Il ministro ha sostanzialmente non risposto e si è semplicemente levato di dosso tutte le responsabilità del caso – accusa -. Una risposta inadeguata e deludente: speravo che il titolare dell’ambiente avesse un atteggiamento più responsabile e avviasse azioni cautelative in merito a una situazione tanto articolata e delicata”.
Le aree P3_0 individuate dal regolamento regionale, ricorda Traversi, “sono aree ad alta pericolosità idraulica dove l’acqua rimane un po’ più bassa e scorre meno rapida delle aree P3, ma pur sempre si tratta di alta pericolosità. In base allo schema regionale, in tali aree ci potranno stare nuove abitazioni con aumento di popolazione che dovranno subire una potenziale esposizione a quella pericolosità. Questa è una scelta criminale ed espone i cittadini a un pericolo dichiarato”.
“La Regione ha poi scelto di non ascoltare nemmeno gli esperti, come il preside della scuola politecnica dell’Università di Genova Giorgio Roth, secondo cui i valori che definiscono le aree a minore pericolosità relativa rispetto alle piene duecentennali dei corsi non sono cautelativi e aveva proposto l’utilizzo di soglie di rischio stabilite su studi più recenti. Ricordo che il rischio idraulico è dato dal prodotto tra vulnerabilità, pericolosità ed esposizione: se si migliora la prima, il rischio si abbassa. Una buona legge dovrebbe abbassare il rischio riducendo l’esposizione di persone e cose anziché la vulnerabilità. Sulla pericolosità non si può agire perché è la probabilità che piova o esondi il torrente. Se riduco l’esposizione salvo vite e riduco i costi pubblici. Se riduco la vulnerabilità, non è detto che salvi vite né che riduca i costi legati alla Protezione civile. Condivido il parere di Roth”, aggiunge Traversi.
.”Può risultare relativamente facile dimostrare che il singolo intervento abbia effetti trascurabili. Trovo però difficile immaginare di edificare in un’area soggetta a rischio allagamento, con valori anche significativi, cioè fino a 70 centimetri di altezza idrica per velocità di un metro al secondo. L’effetto cumulato di una miriade di singoli interventi poco significativi diviene esso stesso a mio avviso piuttosto significativo”, prosegue Traversi.
“Questo Governo dimostra ancora una volta di non aver capito la portata del cambiamento climatico in atto e come il susseguirsi di gestioni scellerate di malgoverno del territorio negli ultimi due-tre decenni abbia reso buona parte del nostro territorio ancora più fragile, soprattutto quello della Liguria”, conclude.