Genova. Dai graffiti agli arredi urbani dipinti di rossoblù, fino aagli adesivi su cartelli stradali e targhe toponomastiche, il video confezionato dal Genoa per la campagna abbonamenti a scatenato le critiche di Italia Nostra, associazione ambientalista e impegnata per la tutela del patrimonio architettonico e artistico.
Una delle prime azioni del neoeletto presidente della sezione genovese di Italia Nostra, Stefano Fera, è stata quella di sottoscrivere una lettera inviata alla stessa società rossoblù e in cui si chiedono spiegazioni su un’azione comunicativa definita “inaccettabile”.
“Inaccettabile mostrare in un video ufficiale della società Genova Cfc tali azioni vandaliche, che spregiano e sfregiano brutalmente i beni collettivi e il decoro urbano di una città” anche “incentivando comportamenti di grave inciviltà, che purtroppo funestano da decenni Genova nella quasi totale impunità, come se fossero tollerabili e non configurassero invece dei veri e propri reati contro il patrimonio pubblico”, si legge nella lettera.
Italia Nostra Genova, nella sua lettera, oltre a criticare la società rossoblù e la sua dirigenza, auspica che si possa arrivare a una modifica del video in circolazione – tenendo conto che la campagna abbonamenti ha fatto registrare oltre 10mila abbonati in 10 giorni – e ricorda l’impiego di denaro pubblico per pulire la città dai graffiti non autorizzati, tra cui anche quelli delle tifoserie.
“Perché Italia Nostra non ha scritto una lettera anche alla Sampdoria?”, si chiederà qualcuno. Vero che in città sono ugualmente presenti sticker, scritte e graffiti blucerchiati ma Corte Lambruschini non ha sfruttato quelle immagini per un video ufficiale, istituzionale. Italia Nostra ne fa una questione di “responsabilità sociale d’impresa”.
Ecco il testo integrale della lettera
Egregi dirigenti,
essere dirigenti di un’azienda, anche sportiva, implica avere profonde responsabilità verso la società, l’ambiente, la cultura in cui l’impresa opera, e perseguire un comportamento il più possibile esemplare e virtuoso, sia individualmente sia come gestione della stessa azienda, secondo i ben noti principi della corporate social responsibility, la responsabilità sociale d’impresa, autorevolmente teorizzata da decenni e ormai entrata nella cultura del nostro tempo e praticata in ogni azienda grande e piccola in qualsiasi industry e comparto, ivi compreso lo sport.
Non spetta a noi decidere in quanti e quali modi il Genoa Cfc può assolvere alla corporate social responsibility nell’ambito sociale locale e nazionale in cui opera, ovvero la città di Genova e il mondo dello sport, ma di certo possiamo dire che l’ha incredibilmente omessa, per non dire calpestata, nel video della campagna abbonamenti per la prossima stagione, dove appaiono numerose sconcertanti riprese di imbrattamenti e deturpamenti di beni pubblici della nostra città coi colori della squadra perpetrati dai sedicenti tifosi: si vedono muri, anche di grandi dimensioni, cartelli e targhe stradali, panchine, colonnine di arredo urbano imbrattati di vernice o ricoperti di adesivi.
E’ inaccettabile mostrare in un video ufficiale della società Genova Cfc tali azioni vandaliche, che spregiano e sfregiano brutalmente i beni collettivi e il decoro urbano di una città dall’inestimabile valore architettonico e paesaggistico, avallando con indulgenza e con complicità – e quindi incentivando – comportamenti di grave inciviltà, che purtroppo funestano da decenni Genova nella quasi totale impunità, come se fossero tollerabili e non configurassero invece dei veri e propri reati contro il patrimonio pubblico ma soprattutto contro la bellezza urbana.
E’ avvilente constatare, peraltro, che anche le forze dell’ordine si astengano dal sanzionare questi reati, purtroppo considerati da molti come un innocente sfogo di esuberanza sportiva se non addirittura come un’espressione creativa artistica, cosa che ovviamente non sono: non si spiega altrimenti il fatto che non poche ‘opere’ di imbrattamento sono talmente vaste e macroscopiche che solo una deliberata scelta dei tutori delle legge di chiudere gli occhi può aver permesso di portarle impunemente a termine, dato che hanno indubbiamente richiesto giorni se non settimane di lavoro da parte di numerose persone. E’ il caso dell’incredibile barbaro sfregio fatto alla lunga scalinata che sale alla splendida chiesa di San Marcellino, a San Teodoro, mirabile esempio di edificio di culto in stile razionalista progettato da Carlo Daneri.
Non possono essere le società di calcio ad alimentare il degrado civile di cui questi imbrattamenti sono la conseguenza ma anche la causa: al contrario, devono censurare, frenare, arginare il fenomeno, che riguarda equamente anche la tifoseria dell’altra principale squadra di calcio cittadina, la Sampdoria, mentre non risulta che riguardi le tifoserie di squadre minori né quelle di altri sport, esempi che invitiamo la società Genoa Cfc a seguire e che dimostrano che lo sport può essere vissuto in un contesto di civile convivenza senza rinunciare al fervore della passione sportiva.
Riteniamo poi particolarmente riprovevole che il video con quelle pessime immagini sia stato diffuso a poche ore di distanza dall’approvazione di una delibera del Comune di Genova che ha stanziato ben 1 milione di euro proprio per sostituire i cartelli stradali irrimediabilmente rovinati da adesivi e scarabocchi spray quasi esclusivamente legati al tifo calcistico, o meglio a una sua espressione degenere (ndr, si tratta della cifra stimata da Aster per la rimozione degli adesivi).
Speriamo con questo nostro intervento di far comprendere alla società Genoa Cfc il proprio errore, e ci aspettiamo che lo emendi modificando il video, e che in futuro tenga un atteggiamento chiaro e netto contro ogni forma di vandalismo e deturpamento, impegnandosi a contrastare l’idea diffusa, falsa e nociva, che gli imbrattamenti siano accettabili se non addirittura assimilabili ad espressioni artistiche.