Genova. Lo scorso 15 giugno è stato firmato dal Comune di Genova e la la cordata lombarda di imprese guidata dalla Crezza srl il contratto di affidamento della progettazione, costruzione e utilizzo per il nuovo impianto di cremazione previsto all’interno del Cimitero Monumentale di Staglieno: entro il prossimo 30 luglio sarà consegnato il progetto esecutivo che di fatto darà il via alla conferenza dei servizi per la realizzazione dell’opera.
A dirlo oggi il vicesindaco Pietro Piciocchi, presente in Sala Rossa a Tursi alla commissione consigliare del Consiglio comunale di Genova, convocata per discutere di questo progetto che in questi mesi ha sollevato polemiche e proteste da parte dei comitati della Val Bisagno.
In attesa della seduta proprio la rete dei comitati genovesi ha portato ancora una volta in piazza il presidio contro quest’opera considerata sproporzionata rispetto alle esigenze cittadine e fortemente impattante per la salute dei cittadini che vivono in Val Bisagno. “Regione Liguria sta lavorando ad un nuovo piano regionale per i forni crematori, ma nel frattempo si lavora per aprire nuovi impianti e nuovi impianti sono già stati aperti a La Spezia, Imperia e Savona – spiegano i rappresentati dei comitati – Quando sarà operativo anche il nuovo impianto la nostra regione avrà 19 linee crematorie, ovvero una ogni 90mila abitanti. In Lombardia, che sono circa 10 milioni di abitanti, ne hanno uno ogni 300mila abitanti. E’ evidente che le esigenze siano quelle del business”.
Tra i temi alla base del progetto, quello di potenziare un servizio che oggi è richiesto dal 75% delle famiglie dei genovesi che ogni anno muoiono. “Quando è morto un mio parente – ha ricordato Maurizio Uremassi, presidente del Municipio Media Valbisagno nel cui consiglio recentemente è stata bocciata una mozione presentata dall’opposizione per fermare il progetto – abbiamo dovuto aspettare più di 15 giorni, per poi portarlo a cremare a Serravalle”. Una affermazione però ‘ribattuta’ dai rappresentanti dei comitati che hanno ricordato che, periodo Covid escluso, l’attesa media è di circa uno o massimo due giorni “ma l’attesa non è tecnica legata all’ingorgo degli impianti ma esclusivamente per attese burocratiche“.
Uremassi ha inoltre motivato la scelta del consiglio municipale della Media Valbisagno di respingere la mozione che richiedeva di sospendere il progetto perchè: “Il progetto nei fatti non c’è ancora – ha sottolineato – come anche non c’è il parere di Asl su questo, non essendoci la versione definitiva”. Una affermazione che però ha scatenato la dura reazione dei comitati presenti in aula che hanno ricordato il parere negativo del settembre 2021, avvenuto in sede di conferenza dei servizi preliminare: “Appunto perchè ancora ci sono molte cose da definire avrebbe potuto esprimere cautela – hanno commentato – magari astenendosi invece di votare contro. I cittadini della Valbisagno si sentono abbandonati e traditi dagli amministratori del loro territorio”.
“Io mi interrogo sul significato di questa commissione – ha commentato il capogruppo del Partito Democratico Simone D’Angelo – oggi ci riuniamo senza avere nessun dato ulteriore rispetto a quanto visto in questi mesi. Non sono state fatte analisi sulla qualità dell’aria, sull’impatto che avrà sulla vallata. Noi vorremo sapere quale logica state seguite, abbiamo l’impressione che voi abbiate preso la Val Bisagno come la pattumiera della città”.
“Una amministrazione dovrebbe fare anche un ragionamento su quanto costa morire per i propri cittadini – ha sottolineato Cristina Lodi, sempre del Partito Democratico – E poi sapere fare delle scelte anche difficili in base però alle esigenze dei cittadini. Qua invece stiamo assistendo al procedimento contrario, si trova una esigenza economica, spesso in arrivo dai privati e poi si forzano i numeri per dargli seguito. Per questo sarebbe il caso di aspettare la nuova regolamentazione che Regione Liguria dovrebbe fare al più presto possibile”.
“L’impianto di cremazione è considerato come impianto industriale a tutti gli effetti – ha ricordato in aula Stefano Giordano, coordinatore del M5s presente in aula come audito – questo impianto produrrà fumi pesanti che saranno riversati su tutta la vallata. E a bruciare saranno le salme di tutto il basso Piemonte, perchè il fabbisogno dell’area metropolitana di Genova al momento non ha necessità di questo nuovo impianto”.
“La salute dei cittadini non è stata presa in considerazione – ha detto Erica Venturini, consigliera del municipio Media Val Bisagno per la lista Valbisagno Insieme – Non c’è un dato che sostenga l’esigenza di questo impianto, è solo la volontà di portare una nuova servitù per la nostra vallata”.
“Oggi non abbiamo aggiornamenti su questo progetto, in questo otto mesi cosa è stato fatto da parte della giunta? – chiede Filippo Bruzzone, lista RossoVerde – Oltre a questo, la mia domanda è politica, a chi servono questi nuovi impianti? Ai genovesi non si direbbe”.
“Al momento non c’è un progetto definitivo e quindi non si possono fare analisi approfondite, certo è che la cremazione è pratica sempre più richiesta e in una regione come la nostra, la più anziana del paese, questo servizio deve essere sempre garantito – ha commentato la consigliere di Vince Genova Tiziana Notarnicola – e certamente deve essere aperto un dialogo con la cittadinanza. Ma le scelte devono essere fatte per evitare poi in futuro di rincorrere. Importante guardare all’oggi ma anche al domani”.
“Ma il sindaco dove è? – si chiede Fabio Ceraudo, consigliere del M5s – in questi anni lo abbiamo visto solo una volta in commissione. Per amministrare una città serve prendersi delle responsabilità politiche, cosa che lui non fa mai”.
“Oggi non abbiamo un progetto è vero, ma bisognerebbe prendere in mano i dati che abbiamo anche rispetto agli impianti già esistenti per fare delle analisi approfonditi – ha sottolineato il consigliere della maggioranza Paolo Aimè, Forza Italia – ci sono già dati sostanziali e sarebbe il caso di fare un approfondimento su questo progetto. Anche adesso”.
“Smentisco con fermezza l’affermazione per cui la scelta del comune è stata quella di fare cassa – ha replicato Pietro Piciocchi – i numeri parlano chiaro, nella programmazione triennale infatti non ci sono previsti aumenti di capitale derivante dall’attività di previsione. Non è vero, inoltre, che non ci sono dati: quest’opera è stata valutata opportuna dopo un calcolo fatto dagli uffici del Comune di Genova che ha evidenziato il trend in crescita per la scelta della cremazione. L’anno scorso sui 9953 morti il 73% ha scelto la cremazione. Oggi al 5 luglio siamo al 78%“.
Ma non solo: “La cremazione non è soltanto bruciare delle salme – ha aggiunto il vicesindaco – esiste oggi un problema per gli spazi attigui e necessari per i riti e le bare in attesa. E poi la manutenzione, che richiede il fermo degli impianti. La valutazione che è stata fatta ha valutato la qualità del servizio offerto alla cittadinanza e alla sue efficienza. I dati ci portano a vedere oggi un punto di saturazione degli impianti già attivi“.
“E’ vero che il trend è questo ed è evidente che il Comune deve garantire il servizio – ha sottolineato Mattia Crucioli, consigliere di Uniti per la Costituzione – ma è anche vero che il dovere della pubblica amministrazione deve tutelare la salute delle persone che abitano il territorio, magari migliorando l’efficienza degli impianti già presenti. E nel caso non fosse possibile, un nuovo impianto non deve essere fatto in Val Bisagno, già carica di servitù dal forte impatto ambientale”.
In chiusura della Commissione, il vicesindaco ha fatto il punto sulla procedura: “Il 30 luglio sarà presentato il progetto – ha ricordato – e la conferenza dei servizi, che nella migliore delle ipotesi durerà 90 giorni, non partirà prima della pausa estiva. Quindi a settembre metteremo in calendario una nuova seduta per tenere aggiornata la situazione”.
leggi anche

Nuovo crematorio a Staglieno, Uremassi: “Non esiste un progetto, la minoranza dice no a prescindere”
