Incidente probatorio

Crollo del cimitero a Camogli, per i periti era “prevedibile” fin dal 2008: “idonee” le misure messe in atto il giorno prima del cedimento

Oltre 400 bare finirono in mare, solo 57 salme sono state poi identificate grazie al Dna

Crollo cimitero Camogli, le operazioni di recupero dei feretri

Genova. Il crollo del cimitero di Camogli, avvenuto il 22 febbraio 2021 quando finirono in mare circa 415 bare, era “prevedibile sin dal 2008” ed “evitabile fino a maggio 2019”. Ma le misure messe in atto il giorno prima, quando c’erano state le prime avvisaglie di cedimento, erano state idonee a “non mettere in pericolo la pubblica incolumità”. E’ quanto scritto nella perizia della professoressa Donatella Sterpi, del Politecnico di Milano, e dalla dottoressa Francesca Franchi, discusa oggi nel corso dell’indicente probatorio davanti al giudice Alberto Lippini.

Secondo le due esperte “l’evento era prevedibile dal 2008 e cioè dal momento dello studio commissionato all’Università di Genova ed era evitabile facendo dei lavori a mare con opere a protezione della falesia dall’erosione e sulla falesia stessa dove si sarebbero potuti montare tiranti attivi che esercitavano una pressione sulla roccia”. V’è da dire che però “nessuno studio tecnico commissionato dal Comune fino al momento del crollo aveva mai indicato i tiranti attivi tra gli interventi da adottare”.

II pubblico ministero Fabrizio Givri e l’aggiunto Paolo D’Ovidio avevano indagato l’ex sindaco di Camogli, Francesco Olivari, e i due predecessori, Italo Salvatore Mannucci e Giuseppe Maggioni. Oltre ai tre amministratori sono stati iscritti nel registro anche due dirigenti del Comune, responsabili dell’ufficio Lavori Pubblici. I cinque sono difesi dagli avvocati Boggio, Olcese, Sacco e Mottola.

Secondo la procura i cinque sarebbero responsabili del crollo perché avrebbero omesso di disporre lavori di messa in sicurezza della porzione della falesia su cui si trova il cimitero nonostante fosse stata classificata a rischio elevato. Già dai primi anni del 2000 sia gli studi geologici che gli esposti dei residenti avevano rilevato fessure e crepe sulle pareti dei muraglioni. Già il consulente del pm aveva scritto che i lavori che si erano succeduti nel tempo erano stati fatti “con la logica del risparmio ed erano soltanto “provvisori”. Sono state recuperate 365 salme, di queste 57 sono state identificate grazie all’analisi del Dna.

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