Genova. Ci vorranno ancora alcune settimane affinché la bozza della Carta universale dei diritti dell’Oceano, punto d’arrivo del cosiddetto Genova Process, diventi un documento definitivo. Sicuramente sarà presentato il 18 settembre all’assemblea generale delle Nazioni Unite che, a sua volta, ci metterà mano. Ciò che il sindaco di Genova Marco Bucci ha firmato oggi, al Waterfront Levante, nell’ambito del Grand Finale dell’Ocean Race, è l’impegno della città a sostenere questa campagna a difesa dell’ecosistema marino.
Ma quali sono i punti cardine della Carta dei diritti dell’Oceano? Lo ha spiegato, nell’ambito del summit internazionale aperto questa mattina a Genova, Antonio Di Natale, biologo marino e segretario generale della Fondazione Acquario di Genova.
Di Natale, che ha lavorato in oltre 65 Paesi ed è autore di centinaia tra laviri scientifici, libri e rapporti. Attualmente opera come esperto in tre gruppi ONU e per DG-MARE ed è nel Core Group per lo sviluppo della Chart of Ocean Rights.
“Si tratta di un documento non molto lungo ma abbastanza complesso – spiega Di Natale – parliamo non solo dell’Oceano ma del ciclo dell’acqua in generale, non è un regolamento, non è una legge, ma mette dei paletti su quella che deve essere la protezione, protezione dell’oceano come sistema, bisogna garantire il funzionamento, bisogna fare in modo che le correnti possano esistere regolarmente, che gli ecosistemi siano funzionanti”.
La Carta è pronta?
“Siamo in dirittura d’arrivo – precisa Di Natale – ma il documento è in itinere, sarà completato entro l’assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 settembre che poi ci metterà mano, quello che più conta è che dobbiamo smetterla di versare in mare dei contaminanti persistenti perché la natura non ce la fa”.
Quali sono le sostanze che avvelenano il sistema dell’Oceano?
“Sono molte – continua il biologo, tra le tante, il bcb, sostanze di scarto di prodotti industriali, c’è il vecchio ddt che si trova in mare ancora dopo un secolo di divieti, ci sono le plastiche che durano tantissimo, che si rompono, si frammentano e diventano microplastiche e poi le ritroviamo nei nostri fluidi corporei”.
Ma la Carta si occupa anche di cultura, di uomini e donne…
“Esatto, vogliamo che non si perdano quelle antiche culture di popolazioni la cui vita è collegata all’oceano, quelle delle piccole isole ma tutte le popolazioni costiere, è necessario che anche loro possano fare sentire la loro voce”.
PHOTO CREDIT: SAILING ENERGY – THE OCEAN RACE