Genova. Ampliare la copertura sul Bisagno nella zona di Sant’Agata, prolungando verso monte alcuni o tutti i fornici del ponte ferroviario. È la soluzione che i progettisti dello Skymetro avrebbero trovato per consentire ai treni della metropolitana di svoltare da Brignole verso la Valbisagno. Un espediente tecnico tuttora allo studio, come conferma anche il sindaco Marco Bucci, ma destinato ormai a prevalere sulle ipotesi originarie dello studio di pre-fattibilità e sulle alternative passate al vaglio negli ultimi mesi.
La deviazione del tracciato dopo la stazione di Brignole ha rappresentato fin dall’inizio uno dei punti più critici nello sviluppo dell’opera, tanto che il progetto antenato, quello dello Skytram, non prevedeva la connessione con la metropolitana esistente ma una linea indipendente. È stato poi il ministero dei Trasporti a imporre questa sfida tecnica come condizione per ottenere i 398 milioni di euro di finanziamento. La questione è particolarmente complessa perché i binari, per cambiare direzione di 90 gradi, hanno bisogno di un sufficiente raggio di curvatura.
Nel frattempo l’assessore Matteo Campora ha preso pubblicamente una serie di impegni coi cittadini: nessun pilone nel Bisagno e nessun albero tagliato in corso Galliera. Obbligatorio, dunque, rivedere l’ipotesi preferenziale di tracciato e spostare la linea in sponda destra – cioè su via Canevari e via Moresco – fino allo stadio, per poi attraversare il Bisagno e proseguire così fino a Molassana (ed eventualmente oltre). Prescrizioni che sono state recepite da Systra Sotecni-Italferr-Architecna Engineering, affidatarie del progetto fin dallo scorso novembre.
Per virare in così poco spazio è stata immaginata una “doppia curva di raggio ridotto, la prima con andamento completo di semicirconferenza e la seconda di un quarto di cerchio”. In pratica un tracciato a forma di S sull’alveo del torrente, percorso dai treni a bassissima velocità, che però andrebbe sostenuto in qualche modo. Scartato l’uso dei piloni, gli ingegneri avevano preso in considerazione anche una “piastra strallata“, sostenuta da cavi d’acciaio anziché da piloni, sul modello di ponte Fleming a Molassana. Una soluzione valutata però troppo costosa, tecnicamente complessa e di forte impatto estetico.
E così, da quanto si apprende, ecco l’ultima versione: far avanzare di alcuni metri le arcate sotto la ferrovia, quanto basta per far percorrere la “serpentina” alle rotaie e agganciare poi l’impalcato a 8 metri d’altezza sulla sede stradale. Si tratterebbe in effetti di una nuova costruzione in alveo, ma secondo i tecnici l’impatto dal punto di vista idraulico sarebbe neutrale perché il flusso del torrente sarebbe incanalato comunque verso la copertura (adatta a sopportare una portata massima di 1.000 metri cubi al secondo dopo i lavori di adeguamento).
Il via libera definitivo dovrà arrivare durante il normale iter per l’assoggettabilità alla procedura di valutazione di impatto ambientale, ma sarebbero già in corso contatti informali tra i progettisti, il Comune e la Regione per prevenire il più possibile eventuali battute d’arresto sul progetto definitivo. In ogni caso rimangono diversi punti ostici da chiarire: dalla collocazione delle pile rispetto al torrente alle possibili interferenze in sponda destra a Marassi (su tutte l’istituto Firpo-Buonarroti), dall’attraversamento in zona stadio alle ripercussioni che avranno i ritardi dello scolmatore, opera senza la quale sarà molto più difficile modificare l’assetto idraulico del Bisagno.
Intanto in Bassa Valbisagno sono comparsi i primi cantieri relativi alle indagini geognostiche propedeutiche ai lavori veri e propri, commissionate da Systra a Eurogeo, una ditta specializzata in scavi di precisione. Cartelli e mezzi sono apparsi nella zona di Sant’Agata, in via Canevari e corso Galilei. Tra giugno e luglio è atteso il completamento dello studio di fattibilità, mentre la progettazione definitiva dovrebbe arrivare entro il 2023. Se tutto filerà liscio si procederà poi alla gara per progettazione esecutiva e lavori, con un orizzonte temporale che traguarderà probabilmente il 2028.
Lo Skymetro continua a dividere gli abitanti della vallata: se da mesi è attivo un “comitato del no” che sta scaldando i motori per tentare la carta del ricorso al Tar, giovedì scorso si è riunito per la prima volta a San Gottardo il “comitato del sì” guidato dal consigliere comunale di Forza Italia Paolo Aimé e dall’ingegnere dei trasporti Claudio Rossi, appoggiato tra gli altri dal presidente del Municipio Maurizio Uremassi. Prossimo appuntamento il 12 giugno alle 15.00 per la commissione sul tema convocata nel parlamentino di Molassana.