L'ordinanza

Sequestrato e minacciato dai narcotrafficanti a Genova: al funzionario ‘infedele’ promessi 200 mila euro, ma era un finanziere sotto copertura

Quando capisce di essere stato fregato dal presunto portuale il capo della banda pensa di ucciderlo: "Io devo metterlo un proiettile in testa a quello, anche se mi leverò vent'anni, devo farlo sparire"

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Genova. Al funzionario “infedele” dell’Autorità portuale che avrebbe dovuto portare fuori il carico di droga, l’organizzazione criminale avrebbe dato 200 mila euro per 50 chili di cocaina fatti uscire dal porto di Genova. Il funzionario era però un finanziere sotto copertura grazie al quale l’organizzazione è stata smantellata. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari che ha disposto l’arresto di nove persone (una è latitante e su cui pende un ordine di arresto internazionale).

Secondo quanto emerso dalle indagini, il capo dell’organizzazione, Sufaj, aveva incontrato lo scorso anno tale Gian che gli era stato presentato da un frequentatore delle piazze di spaccio. Gian è però un agente sotto copertura che avrebbe dovuto aiutare i trafficanti a spostare la droga dai container di fave di cacao arrivate dall’Ecuador. Gian e Sufai si erano messi d’accordo per una prima spedizione di “prova” di 50 chilogrammi di cocaina solo per “testare l’affidabilità e le effettive capacità “lavorative” di “Gian” (agente undercover) – scrive il gip – riconoscendogli il richiesto compenso di 200 mila euro”.

Per non essere scoperti Sufaj gli aveva fornito anche un criptotelefono, a prova di intercettazioni, costruito in Israele. Viene poi organizzata la spedizione da 100 chili che però non arriva a Genova. A quel punto viene sequestrato da alcuni membri dell’associazione l’italiano che aveva fatto da tramite tra Gian e Sufaj. Viene caricato in auto, minacciato con una pistola. La macchina viene intercettata dalla polizia.

“Questi due mi hanno costretto a salire in macchina con loro e mi hanno sequestrato. Volevano uccidermi“, aveva raccontato agli agenti. E aveva chiarito di avere conoscenze nel mondo della criminalità e di avere ricevuto un anno prima una telefonata da uno sconosciuto che gli chiedeva un contatto con qualcuno in porto per fare uscire un carico di 100 chili di droga proveniente dal Sudamerica. L’uomo gli aveva girato il contatto di una persona e non aveva saputo più niente.

Quando capiscono che Gian forse li ha ‘fregati’ e ha fatto sparire il carico il capo comincia a inveire contro il presunto portuale minacciandolo di morte con i complici: “Io devo metterlo un proiettile in testa a quello” nei confronti dello stesso: “anche se mi leverò vent’anni io devo metterlo un proiettile in testa a quello! Farlo sparire! Devo farlo sparire, ti giuro! (omissis….) Te lo dico io, te lo giuro, lui la sente la morte..e gli arriverà a questo figlio di puttana ma io voglio prima recuperare. Gli arriverà la morte”

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