La regia della Serie A ha accostato al “Maradona” per l’ultimo atto il Napoli, dove tutto ha funzionato, e la Sampdoria, dove nulla ha funzionato visti i 19 punti ottenuti. Peggio soltanto il Pescara con 18 punti nella stagione 2016/17. La partita ha avuto davvero poco da dire: 2 a 0 netto (cronaca qui). Le cose degne di nota sono state l’addio di Stankovic, annunciato prima del match, e il tributo del “Maradona” al concittadino ed ex Quagliarella.
Guardare però al percorso del Napoli, che aveva toccato il punto di più basso all’inizio del secolo, può dare almeno tre spunti a Radrizzani-Manfredi dal punto di vista sportivo: ci vorranno chiarezza nei ruoli dirigenziali, scelta oculata dell’allenatore e gestione logica dei giocatori. Tutto ciò che è mancato dal dicembre scorso alla Sampdoria e alcuni casi indipendentemente dalla questione Ferrero, dalla cui gestione sono comunque nati tutti i problemi visto che si è andati sull’orlo del fallimento. Un altro messaggio ai nuovi proprietari è lanciato da una tifoseria che, è giusto dirlo pur cadendo nella retorica, merita di stare in Serie A dato l’affetto dimostrato durante tutta la stagione.
Dirigenza: ruoli e “mercati” confusi
Il “dualismo” Osti-Faggiano. Il ruolo di Baldini. Tante “teste”, troppe teste. La penuria di risorse imponeva una visione chiara del mercato e della composizione della rosa. Al contempo, servivano mosse intelligenti invece di pescare “nomi” più o meno altisonanti ma poco efficaci in campo. Tottenham, Roma, Inter sono le squadre di provenienza di Winks, Villar e Sensi. Tre flop di lusso, a cui si aggiunge Giovinco, rispolverato dall’Arabia e che, causa infortunio, ha giocato circa 40 minuti. Si era rivelata azzeccata la mossa di Sabiri, preso dall’Ascoli in Serie B. Il caso del talento marocchino apre il capitolo allenatori e gestione dei giocatori.
Allenatori: non adatto e inesperto
Cacciato D’Aversa in fase calante, non serviva un luminare del pallone per capire che per tutta la durata dell’impasse societaria l’allenatore della Sampdoria avrebbe dovuto fare le nozze con i fichi secchi. Ergo, guardare quali giocatori si ha a disposizione e con mestiere traghettare la barca in porto. Eppure, la scelta è ricaduta su Marco Giampaolo, per antonomasia e per dichiarazioni dello stesso un allenatore che non si adatta.
“In corsa solo per la Sampdoria”, aveva dichiarato. Parole che nemmeno troppo in controluce significavano: “Non mi sento adatto al subentro”. Verità, perché la Sampdoria ha fatto peggio rispetto alla gestione D’Aversa salvandosi per un pelo. Errore numero due a monte: altri due anni di contratto automatici in caso di salvezza. Si riparte con Giampaolo, che ripete quanto fatto con Milan e Torino: partenze flop, troppo ambizioso il suo calcio, e necessità di esonero.
A libro paga, dopo D’Aversa e Giampaolo, ecco che arriva Dejan Stankovic. Un’operazione ad effetto – visto il nome – nella speranza che la squadra “tirasse fuori gli attributi” vista la proverbiale grinta del tecnico ex Stella Rossa. Qualcosa si è visto. Ma sono stati tanti i punti gettati all’aria nei minuti finali così come tante le scelte tecnico-tattiche che hanno fatto storcere il naso a molti . L’impegno e la professionalità non sono da mettere in dubbio. La situazione societaria è stata più un alibi quando sarebbe stato importante usarla come stimolo per “compattarsi”. Pochissimi anche i giovani della Primavera lanciati. Quagliarella utilizzato soltanto a retrocessione avvenuta. Tante le cose che hanno lasciato perplessi.
Sabiri “sprecato”
La rosa della Samp, con tutti i limiti del caso, avrebbe potuto oggettivamente ottenere di più. Così come ci si sarebbe aspettato di più da Sabiri, venduto a gennaio alla Fiorentina. Il malcontento del talento marocchino non è un mistero e ci si sarebbe aspettati un atteggiamento diverso da chi deve comunque alla Samp la ribalta internazionale. È però un fatto che allenatore e società non siano riusciti a sfruttare un giocatore del suo calibro che se riproposto con insistenza tra i titolari avrebbe forse recepito che fare brutte prestazioni non avrebbe giovato in primis a lui.