Genova. “Per tutti i grandi manufatti opere d’arte importanti, ponti e viadotti di rilevante altezza, strutture di notevole luce libera, o comunque fuori del normale per speciali circostanze di luogo e di impiego, verrà istituito uno speciale controllo, a cura di questo Ministero.[…] Per le opere già eseguite e quelle specialmente da lungo tempo in esercizio verrà costituito un apposito reparto presso il Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, dipendente dalla Presidenza della competente Sezione del Consiglio Superiore medesimo, con il compito di seguire il comportamento nel tempo di tali grandi manufatti”.
La disposizione è contenuta all’articolo 6 della circolare del ministero dei lavori pubblici n.6736/61A1 del 1967, tutt’ora in vigore e dice in sostanza che lo Stato attraverso il suo massimo organo tecnico consultivo, il consiglio superiore dei lavori pubblici appunto, aveva il compito di uno “speciale controllo” per seguire “il comportamento nel tempo” dei grandi manufatti“.
Eppure, come è emerso dai due testimoni sentiti oggi nell’ambito del processo per il crollo del ponte Morandi, quel controllo non c’è mai stato e “l’apposito reparto presso il servizio tecnico centrale” del Cslp non è mai stato creato. A spiegarlo oggi in aula sono stati Maurizio Sessa, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici ed Emanuele Renzi, che è stato coordinatore del Servizio tecnico centrale del Cslp ed è oggi direttore di Ansfisa, Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali, nata con il cosiddetto decreto Genova, come disposto dell’articolo 12 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130.
“Il Cslp ancora non ha un servizio di monitoraggio dei ponti perché non è tra i suoi compiti – ha spiegato il presidente Sessa – e la circolare del 1967 non prevedeva un’attività di monitoraggio specifico in loco anche perché per fare auesto tipo di attività serve personale che non abbiamo. Certo se il ministro dispone delle verifiche specifiche noi come Cslp ci dobbiamo organizzare e richiedere personale che possa svolgere l’attività”. Anche Emanuele Renzi ha confermato che “il Servizio tecnico centrale non ha funzioni di vigilanza sui singoli manufatti perché non sono previsti dal regolamento”
Tra le attività del Servizio ci sono l’elaborazione della normativa tecnica per la sicurezza delle costruzioni (norme, circolari e linee guida) nonché, come europeo il Servizio è Organismo riconosciuto di certificazione ed ispezione nel settore dei prodotti o sistemi destinati alle opere di ingegneria strutturale e geotecnica, “ma non sono previsti compiti su singole opere in esercizio” ha ribadito Renzi che a domanda specifica del pm Cotugno se conoscesse l’articolo 6 della circolare del 1967 ha ammesso: “Non conoscevo quell’articolo della circolare ma non mi risulta che sia mai stato istituito un apposito reparto né che l’STC sia mai stata chiamata a svolgere attività legate alla gestione delle opere”.
E così, nonostante la circolare in vigore, nessuno fino al crollo del Morandi all’interno del Consiglio superiore dei lavori pubblici, organismo di vigilanza ministeriale, si è mai occupato di “seguire nel tempo il comportamento” di un grande manufatto qual era il viadotto Polcevera.
E dopo? Dopo il crollo del Morandi, con il cosiddetto decreto Genova viene instituita la Ansfisa, un’agenzia nazionale fortemente voluta dall’allora ministro Toninelli e dal governo Conte, che come si legge nel decreto istitutivo ha il compito di “promuovere la sicurezza e vigilare sulle infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali e sugli impianti fissi”.
A Emanuele Renzi, che di Ansfisa è direttore, il pm chiede: “Ansfisa oggi ha questo compito previsto dalla circolare del 1967 di seguire nel tempo il comportamento dei grandi manufatti?”. La risposta: “Noi dobbiamo promuovere la sicurezza e assicurare la vigilanza, non seguire specifici manufatti”.
Bene “ma allora – chiede ancora il pm Cotugno – se il Consiglio superiore dei lavori che secondo la circolare doveva fare questo controllo e abbiamo visto che non lo ha svolto, Ansfisa non lo svolge, a sua conoscenza qualcuno questo controllo lo fa?”. “A mia conoscenza no”, è la laconica risposta che chiude l’udienza di oggi.