Il processo

Ponte Morandi, Aspi chiese una consulenza all’Unige sul retrofitting ma il progetto era già stato mandato al ministero

I professori avevano chiesto e ottenuto di poter condividere le decisioni progettuali, ma il contratto era stato poi firmato un mese prima del crollo

ponte morandi

Genova. Nel novembre 2017 Aspi chiese al Dicca (Dipartimento di ingegneria civile, chimica e ambientale) dell’università di Genova una consulenza sulla fase di cantiere e sull’esecuzione dei lavori del progetto di retrofitting delle pile 9 e 10. L’incontro avvenne tra il progettista Michele De Angelis di Spea, il rup del retrofitting Paolo Strazzullo (Aspi), il responsabile del Dicca Giovanni Solari e i professori Maria Pia Repetto e Stefano Podestà.

I docenti in quell’occasione, come ha spiegato ieri in aula la professoressa Maria Pia Repetto, il dipartimento aveva definito però opportuno un suo coinvolgimento già nella fase della progettazione esecutiva per poter condividere e comprendere meglio le scelte progettuali . Aspi aveva risposto affermativamente alla richiesta, ma in realtà il progetto esecutivo del retrofitting era stato inviato al Mit già il 31 ottobre. Così il dipartimento preparò un progetto di consulenza e poi nel luglio 2018 – un mese prima del crollo – firmò un contratto che prevedeva un coinvolgimento nel progetto, quando in realtà i lavori sarebbero dovuti partire dopo qualche mese.

In quell’incontro di novembre 2017 fra l’altro De Angelis aveva risposto ad alcune domande degli esperti dell’università. In particolare Repetto aveva chiesto perché negli anni Novanta era stato deciso di intervenire solo sulla pila 11. La risposta di De Angelis è stata che da un lato quella pila era quella messa peggio ma anche che sulla 11 “l’intervento era più facile perché la pila poggiava sulla terraferma e quindi l’ancoraggio dei cavi era più semplice.

Circa lo stato del ponte il progettista aveva spiegato che il ponte “aveva problemi di corrosione, che erano già noti a Morandi ed erano stati monitorati e ed era necessario intervenire dopo tanti anni non con urgenza ma con una certa rapidità” e in particolare aveva poi spiegato che visto che sulla pila 11 erano stati rilevati problemi di iniezione sulla parte sommitale dell’antenna era probabile che anche le altre pile potessero avere problemi simili.

Repetto ha anche parlato del ruolo di Brencich: il Dicca aveva pensato di coinvolgere anche lui nella consulenze in quanto esperto di ponti, ma poi aveva deciso di lasciar perdere un po’ a causa di un’intervista che Brencich aveva rilasciato in tv due anni prima in cui parlava del viadotto come di un “fallimento dell’ingegneria” per i costi esorbitanti necessari alla sua manutenzione e della necessità di sostituirlo, dall’altro perché da lì a poco avevano saputo che Brencich era stato chiamato a far parte del comitato tecnico amministrativo che aveva dato parere favorevole al progetto di retrofitting e quindi si era creata un’incompatibilità.

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