Genova. La Liguria è tra le regioni italiane rimandate per le proprie performance socio-sanitarie secondo la nuova edizione del rapporto del Crea Sanità, centro di ricerca applicata che opera da oltre vent’anni nell’università di Tor Vergata a Roma.
Secondo l’analisi, basata sulla valutazione di alcuni indicatori da parte di diversi stakeholder, ciascuno con un peso differente, la Liguria raggiunge il 43% del risultato massimo ottenibile, risultato che la classifica al nono posto della classifica generale e in testa alla seconda fascia. Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche sono nella fascia “verde”, con livelli dell’indice di performance compresi tra il 47% e il 49%. La nostra regione è la migliore della fascia “arancione” che comprende anche Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo, nel range 37-43%. Nella fascia “rossa” ci sono Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria che hanno livelli di performance inferiori al 32%. In sostanza la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle regioni rimanenti (tra cui la Liguria) che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate.

In particolare, andando a consultare la scheda relativa alla Liguria, risultano inferiori alla media nazionale due indicatori della dimensione sociale: la quota di persone disabili e/o anziane con assistenza domiciliare integrata e la quota di persone deboli o a rischio con interventi per l’integrazione sociale. In “rosso” anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite standardizzata, l’incidenza dei consumi sanitari sui consumi totali, la quota di interventi con tecniche mininvasive e il tasso di attuazione del fascicolo sanitario elettronico.
Liguria promossa, invece, sul fronte dell’appropriatezza delle cure (tasso di ospedalizzati evitabile per patologie croniche, tasso di anziani trattati a domicilio, tasso di screening cervicale, mammografico e colorettale), dell’equità (quota di famiglie che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici o che rinuncia a curarsi per distanza, liste d’attesa, orari scomodi; tasso di difficoltà di accesso ai servizi) e degli esiti (speranza di vita senza limitazioni funzionali, indice di salute mentale, tasso di popolazione con stili di vita corretti).
L’analisi dei risultati delle Regioni e le relative valutazioni sono state effettuate quest’anno da oltre
100 esperti raggruppati in un panel diviso in cinque grandi gruppi di stakeholder. Ad assegnare il punteggio più basso alla Liguria sono proprio gli utenti della sanità (indice di performance 34%), poi le istituzioni (41%), le professioni sanitarie (43%), l’industria medicale (47%), il management aziendale (48%). Analizzando la classifica delle regioni in base alla categoria di stakeholder, la Liguria sarebbe undicesima per gli utenti, tredicesima per le istituzioni, nona per le professioni sanitarie, ottava per il management aziendale, decima per l’industria medicale.
“Nonostante le caratteristiche demografiche della popolazione ligure – commenta Angelo Gratarola, assessore regionale alla Sanità – la Liguria riesce a collocarsi molto vicina alle migliori regioni italiane in questa particolare graduatoria sulle performance regionali. In particolare, su tutte le voci che riguardano i capitoli equità, appropriatezza, ed esiti, ma anche su alcune voci specifiche come l’indice di implementazione della rete oncologica, l’indice di salute mentale, il tasso di popolazione che adotta corretti stili di vita, il tasso di over 75 non autosufficienti in trattamento sociosanitario residenziale, per la Liguria si accende la luce verde”.
“Ciò che si evidenzia – sottolinea Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa – oltre altre a un numero importante di segnali verdi, è anche il fatto che in alcuni ambiti dove siamo ancora al di sotto degli standard previsti, risulta una chiara tendenza al rialzo e al recupero delle posizioni: è il caso, per esempio, degli interventi con tecniche mininvasive dove il report indica un evidente miglioramento delle performance”.
“La giunta regionale e Alisa pur di nascondere il fallimento del sistema sanitario ligure festeggiano le bocciature come se fossero promozioni – accusa invece Luca Garibaldi, capogruppo del Pd in Regione -. Il rapporto Crea Sanità sulle performance regionali colloca la Liguria tra le sette regioni rimandate che raggiungono livelli di performance tra il 37% e il 40% mentre le regioni promosse hanno raggiunto livelli tra il 47% e il 50%. Un risultato tutt’altro che da festeggiare, soprattutto considerato che siamo sempre il fanalino di coda delle regioni del Nord Ovest, tutte promosse. Sorprendono quindi i toni trionfalistici dell’assessore Gratarola e del direttore di Alisa Ansaldi, che pur di non riconoscere il fallimento gioiscono di un risultato mediocre. La Liguria risulta bocciata sotto l’aspetto delle innovazioni, per quanto riguarda la quota di interventi mininvasivi e sul tasso di attuazione del fascicolo sanitario elettronico; bocciata anche per l’assistenza domiciliare alle persone disabili e anziane e per la spesa sanitaria pubblica pro capite, oltre che per l’incidenza dei consumi sanitari sui consumi totali. In pratica siamo una regione che investe poco in sanità e in innovazione, dove curarsi costa più che nelle regioni virtuose e dove le persone non autosufficienti non hanno adeguata assistenza domiciliare integrata con i servizi sanitari. Un quadro per il quale ci sembra che ci sia poco di cui gioire e dove anche le voci in cui il valore è migliore della media nazionale, registra comunque una flessione al ribasso rispetto al 2019. C’è poco da festeggiare e molto da lavorare”, conclude Garibaldi.