Genova. Un maxi striscione blu è stato srotolato sotto il palazzo della Regione Liguria in piazza De Ferrari. È la protesta simbolica organizzata da Genova che osa, Fridays for Future, Extinction Rebellion Liguria contro il nuovo regolamento per l’attuazione del piano di bacino distrettuale (qui il testo integrale) che prevede la possibilità di insediare nuove costruzioni su alcune aree inondabili, rispettando determinate condizioni.
I manifestanti hanno esposto cartelli con segnali di pericolo e la scritta “area allagabile”. Presenti in piazza anche esponenti politici dei partiti di opposizione e componenti della rete genovese dei 35 comitati cittadini, in particolare quelli della Valbisagno.
“Abbiamo consegnato a Toti 10mila firme per chiedergli di cambiare idea. Toti ha scelto di proseguire dritto – spiegano gli attivisti – Se non costringiamo consigliere e consiglieri regionali a cambiare radicalmente queste politiche è solo questione di tempo prima di trovarci di nuovo con i piedi nel fango, a rivedere la solita storia: ci chiederemo come è potuto succedere, celebreremo la solidarietà dei giovani che aiutano a spalare il disastro e poi ripartiremo da capo. Nel 2023 non è più attuale permettere di costruire in aree inondabili”. La petizione online nel frattempo è quasi arrivata a quota 14mila firme.
Il regolamento, necessario per dare attuazione al piano di gestione del rischio alluvionale (Pgra), attende il parere non vincolante della commissione regionale competente per la definitiva entrata in vigore. Nel testo compare una “sottospecie” della fascia più pericolosa, definita P3_0, con due caratteristiche principali: altezza massima dell’acqua durante un’alluvione pari a 30 centimetri e velocità di scorrimento compresa tra 0 e 1 metri al secondo. A differenza del passato, in queste zone – che ad oggi non sono state ancora definite perché saranno necessari studi di bacino approvati dall’Autorità distrettuale – saranno consentiti nuovi parcheggi a raso e soprattutto “interventi di nuova edificazione e di ampliamento degli edifici esistenti, purché non interrati e non riguardanti servizi essenziali”, a patto che rispettino particolari accorgimenti costruttivi.