Genova. “Negli ultimi mesi molto si è discusso sul tema della manovra ferroviaria del Porto di Genova, come delegati e lavoratori, vista l’esperienza maturata in questo ambito, riteniamo di poter dare un valido contributo ed intendiamo per questo esprimere il nostro parere”.
Inizia così la lettera aperta dell’rsa Fuorimuro Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil.
“Il bando di gara per le manovre ferroviarie del Porto di Genova è stato impugnato, non è nostra intenzione entrare nel merito di questioni di carattere aziendale o commerciale, crediamo però che alcune soluzioni siano possibili per superare questo difficile momento”.
I sindacati analizzano la situazione: “I lavori sulle infrastrutture sono iniziati e dureranno diversi anni, gli investimenti per la loro realizzazione saranno ingenti, considerato anche l’impatto che avranno sull’operatività. Senza dimenticare i lavori esterni al porto (Campasso, Terzo Valico, Nodo di Genova) ma ad esso connessi per i quali auspichiamo il veloce completamento. In questo quadro bisogna tenere conto anche dei cambiamenti normativi sulla circolazione ferroviaria e la conseguente necessità di avere macchine con equipaggiamenti più moderni che porta ogni lavoratore a dover seguire corsi di formazione impegnativi. Arriviamo a questo bando dopo una serie di proroghe dovute a vari motivi che vanno dalla pandemia ai tempi tecnici necessari per dare esecuzione all’assegnazione“.
Tutto ciò premesso non fa ben sperare i sindacati per un aumento dei traffici su ferro.
“Le difficoltà da affrontare non ci spaventano, in questi trent’anni ne abbiamo viste tante, ma vogliamo, nell’interesse di tutti, che le scelte fatte per trovare le soluzioni siano corrette. Perché è solo una questione di scelte. Per questo ci teniamo a sottolineare alcune questioni: è chiaro ormai a tutti che non è il costo del personale a determinare l’aumento od il calo dei traffici, in realtà sono le scelte fatte nelle sedi politiche e commerciali a fare la differenza e che, almeno in questi ultimi dieci anni, ha visto un utilizzo marginale del trasporto su ferro rispetto ad altre modalità; da sempre abbiamo sostenuto, ed i fatti in questi anni ci danno evidente ragione, che tutti gli attori in campo, sia pubblici che privati, dovrebbero attuare scelte diverse rispetto alle attuali, facendo sistema tra di loro invece di perdersi in interessi di bottega o facendosi concorrenza sul costo del lavoro; infine, la scelta che riteniamo più importante, quella del ruolo di Adsp. Ci fa piacere constatare che accreditati presidenti di importanti Adsp abbiano rilanciato un tema sul quale noi ci siamo battuti e continueremo a farlo. Siamo convinti che per far sì che nel quadro difficile sopra descritto il sistema torni finalmente a funzionare e i traffici a salire, la società che gestisce il servizio di manovra ferroviaria deve tornare ad essere una società partecipata, così come è stato sino ai primi anni 2000, quando, guarda caso, si facevano veramente i traffici su ferro, finché una scelta sbagliata e scellerata ha determinato un danno che porto e città stanno pagando da più di vent’anni”.