Genova. Ha deciso di donare la stanza del figlio morto a causa di un sarcoma raro a un uomo di Sant’Agata sul Santerno, nel Ravennate, un migrante disabile che ha perso tutti i mobili nell’alluvione di maggio. Un’intensa storia di solidarietà ed elaborazione della perdita che tocca il cuore della Romagna. A raccontarla è Micaela Romagnoli per l’agenzia Ansa.
Laura Lamari, protagonista del gesto solidale, è di Genova, territorio altrettanto segnato nel corso della storia da alluvioni. Suo figlio Stefano Cordì, musicista, se ne è andato a febbraio 2021 quando aveva solo 30 anni, dopo la diagnosi nel 2018 di tumore desmoplastico a piccole cellule rotonde, dovuto a modificazioni genetiche. La donna si è da subito impegnata in progetti per dare supporto alle persone colpite da patologie oncologiche rare e alle loro famiglie; ha dato vita anche a un’associazione che porta il nome del figlio “S.t.e.f.a.n.o”, acronimo di “Scienza, tecnologia e finanziamento aiutano nell’oncologia”. Tra gli obiettivi, il sostegno alla ricerca scientifica contro i sarcomi e l’elaborazione del lutto per i genitori che perdono i figli. Elaborazione che tocca anche le cose, gli oggetti materiali, quelli che custodiscono tanti ricordi e sono difficili da lasciare andare.
Per Laura, tra questi c’è la stanza di Stefano. Le immagini dell’Emilia-Romagna devastata dalle esondazioni e dal fango non l’hanno lasciata indifferente. “Durante l’alluvione di Genova, mio figlio era stato uno degli angeli del fango. Sarebbe andato ad aiutare anche in Romagna se fosse stato ancora in vita – confida la mamma – era generoso, donava agli altri. E ho deciso di donare la sua stanza per onorarne il ricordo”. L’annuncio su un gruppo Facebook ha raccolto molte adesioni: in tanti da Genova si sono offerti di smontare i mobili, trasportarli in Emilia-Romagna e rimontarli. Poi a Laura è arrivato un messaggio privato, “come un segno del destino”, dice, nel quale le viene segnalata la storia di Andaz Aziz, immigrato a Sant’Agata sul Santerno da alcuni anni, dove vive con la famiglia, moglie e due figli: “Mi hanno raccontato di lui, che ha bisogno di aiuto. La sua vicenda mi ha colpito tanto – spiega – ancora minorenne per fuggire alle persecuzioni contro i curdi perse entrambe le gambe su una mina. Poi è arrivato in Italia. L’esondazione ha riempito di acqua e fango la sua casa, non ha più niente, i mobili distrutti, anche l’auto con i comandi speciali, e le sue protesi sono rimate danneggiate”. Un vissuto che “ha rinforzato ancora di più la gioia del dono – conclude la signora Lamari – Lui ha accettato la stanza di Stefano. Mio figlio mi avrebbe detto: brava madre”. Dopo i lavori necessari per risistemare la casa di Sant’Agata, i primi di luglio la camera di Stefano rivivrà tra le pareti di Aziz.