Genova. Nuovo capitolo della complicata saga del progetto di dislocazione dei depositi chimici presso ponte Somalia nel cuore del porto di Sampierdarena: in questi giorni, infatti, sono state depositate presso gli uffici tecnici regionali molteplici osservazioni riguardo la proposta di Superba srl, tra cui alcune sottoscritte da aziende che poco distante hanno lo loro sede operativa. Ad accomunarle la richiesta di archiviare la pratica “rigettando il progetto”, come più volte dichiarato nei mesi scorsi.
Ora tutte le varie osservazioni sono nero su bianco: tra queste – diverse sono arrivate anche da cittadini – ci sono quelle di alcuni protagonisti importanti per l’impiantistica e il lavoro portuale dello scalo genovese: tra questi Silomar, che ha in esercizio un deposito di rinfuse liquide a ponte Etiopia – impianto classificato come a rischi di incidente rilevante secondo la legge Seveso – e Forest, terminalista specializzato in movimentazioni di prodotti forestali che utilizza gli spazi dello stesso ponte Somalia grazie ad una concessione valida fino al giugno del 2025, Sampierdarena Olii e Saar.
Quest’ultime, insieme a Silomar, hanno presentato una analisi elaborata in concerto che sostanzialmente boccia il progetto a causa di “un percorso autorizzativo in materia di VIA intrapreso da Superba che presenta elementi non allineati alla normativa vigente e che richiedono approfondimenti presso le autorità competenti in materia” con “carenza di dettagli in merito alla definizione puntuale delle Migliori Tecniche Disponibili applicate”. Secondo gli osservanti nella documentazione presentata mancherebbe adeguate analisi riguardo l’impatto ambientale dei lavori e che “Il tema della valutazione rischi da possibili incidenti con conseguenze ambientali presso il nuovo terminale deve esser analizzato ed approfondito anche nell’ambito del procedimento in materia di Via. Non è possibile escludere un impatto negativo ambientale per Ponte Somalia a seguito dell’esercizio del nuovo terminale”.
Ma non solo: “La soluzione proposta da Superba Srl per superare il vincolo aeroportuale che insiste sull’area di Porto Somalia non è adeguata a garantire la sicurezza sia del traffico aereo sia delle attività del nuovo deposito, in quanto non risponde in termini sostanziali a quanto prescritto dalle disposizioni di cui all’art. 707 del Codice della Navigazione Aerea”.
Secondo queste aziende, inoltre, la “tipologia del progetto di Superba esige lo svolgimento di un procedimento di Via di competenza statale, nel cui quadro potranno trovare in sede appropriata ed esclusiva tutti i necessari approfondimenti e valutazioni” e per questo rilevano che “il procedimento in corso non può concludersi in senso positivo, esigendosi invece il rigetto dell’istanza ed il rinvio della proponente alla sede istituzionale competente” – concludendo che “un non creduto provvedimento positivo di conclusione del procedimento sarebbe gravemente illegittimo, foriero di danni gravissimi per l’ambiente, per la salute umana e per la sicurezza, nonché e suscettibile di determinare altrettanto gravi responsabilità della pubblica Amministrazione che lo avesse adottato”.
Forest, invece, oltre a richiamare l’importanza del proprio operato che nel caso di trasferimento dei depositi sarebbe perso per il porto di Genova, segnala diverse lacune nel progetto sulla gestione dei rifiuti, dell’impatto ambientale e del dissesto idrogeologico derivante dalla mancata analisi sul bacino del rio Promontorio, che sfocia, tombato, proprio nei pressi di ponte Somalia. Anche Forest, in conclusione chiede “al settore competente alla conduzione del procedimento di assoggettabilità a Via Regionale di esprimersi nel senso dell’archiviazione del procedimento” e “in subordine, di ritenere insufficiente la documentazione prodotta dalla società, e ancora “in subordine, ove la domanda sia ritenuta legittima e la documentazione completa, di concludere per l’assoggettabilità a Via del progetto in quanto produttivo di impatto ambientale significativo ai sensi del DM 30 marzo 2015”.
Tra le osservazioni anche quelle della Culmv, che citando le dichiarazioni del Direttore regionale dei Vigili del Fuoco Claudio Manzella, sottolinea come la dislocazione a ponte Somalia dei depositi andrebbe contro il principio di separazione dei flussi portuali tra traffico commerciale standard e quello legato a prodotto pericolosi come i petrolchimici. Nel documento viene citato l’incidente del 1955, dove un fortunale devastò l’approdo dedicato ai prodotti chimici tra ponte Ronco e ponte Canepa, con gravissimi danni a cose, ambiente e persone. Un evento che fece optare appunto per la costruzione del Porto Petroli, dotato di strumentazione adeguata a far fronte alle emergenze e separato dal traffico portuale standard.
Per questi motivi la Compagnia Unica oltre a ritenere “la documentazione sottoposta lacunosa e contraddittoria“, valuta l’occupazione di ponte Somalia da parte dei depositi chimici come pregiudicante “in maniera inaccettabile l’occupazione diretta e indiretta delle aziende e dei lavoratori che operano nelle aree portuali, come la loro sicurezza”. Per questo motivo chiedono che il progetto venga rigettato.