Genova. Non si ferma la polemica sul regolamento della Regione Liguria che consente di costruire in aree inondabili “a minore pericolosità”, vagliato oggi dalla commissione Ambiente. Una delibera “da ritirare”, come hanno ribadito le associazioni ambientaliste presentando una serie di osservazioni sul testo.
Secondo quanto riporta il consigliere Ferruccio Sansa, l’ingegnere Giorgio Roth dell’Università di Genova oggi ha criticato il provvedimento: “In questo testo non trovo mai l’espressione cambiamento climatico – avrebbe detto -. La quantificazione di questi cambiamenti oggi è quasi impossibile. Nelle norme non sono previste norme di mitigazione e di adattamento per ridurre danni ed effetti disastrosi. Questo nuovo regolamento si basa su dati delle precipitazioni che sono vecchi di decenni“.
Nel regolamento predisposto dalla Regione compare una “sottospecie” della fascia più pericolosa, definita P3_0, con due caratteristiche principali: altezza massima dell’acqua durante un’alluvione pari a 30 centimetri e velocità di scorrimento compresa tra 0 e 1 metri al secondo. A differenza del passato, in queste zone – che ad oggi non sono state ancora definite perché saranno necessari studi di bacino approvati dall’Autorità distrettuale – saranno consentiti nuovi parcheggi a raso e soprattutto “interventi di nuova edificazione e di ampliamento degli edifici esistenti, purché non interrati e non riguardanti servizi essenziali”, a patto che rispettino particolari accorgimenti costruttivi.
Secondo le parole di Roth riportate da Sansa “consentire nuove edificazioni nelle zone ad alta pericolosità come prevede il nuovo regolamento va contro il principio di cautela“. E ancora: “Queste nuovo regolamento si basa su dati delle precipitazioni che sono vecchi di decenni”. Quindi “consentire nuove edificazioni nelle zone ad alta pericolosità come prevede il nuovo regolamento va contro il principio di cautela” perché “con quei limiti di velocità e profondità sfido chiunque a stare in piedi. Quella corrente sposta auto e camion”.
Non si fa attendere la riposta della Regione Liguria che “sottolinea la propria piena e convinta fiducia nella correttezza dell’operato dei tecnici del dipartimento Ambiente e Protezione Civile. Si ritiene inoltre che le analisi effettuate a valle del regolamento oggetto della discussione siano state approfondite e corrette, oltre che basate su dati aggiornati al 2020 e quindi certamente non vecchi di decenni“.
“Si evidenzia che il regolamento all’esame recepisce il nuovo piano di gestione del rischio alluvioni, emanato da un organismo governativo come l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, con cui è stata definita la disciplina di riordino del complesso architrave normativo che regola la gestione del rischio alluvioni sui territori di Toscana, Liguria e Umbria – ricorda l’ente in una nota -. Il regolamento prevede inoltre l’introduzione di nuovi vincoli per le costruzioni, secondo criteri ancora più restrittivi non solo rispetto a quanto in vigore fino a oggi, ad esempio per quanto riguarda i servizi essenziali come scuole, ospedali e centri di protezione civile, ma anche rispetto a quelli in vigore in altre regioni. Nelle prossime ore è previsto un incontro tra l’Università di Genova e i vertici del Dipartimento per poter chiarire ogni aspetto tecnico e fugare ogni dubbio e perplessità, mettendo a disposizione tutti gli elementi utili ad un giudizio più compiuto”.