Genova. “Siamo trattati come criminali, non è giusto, erano in sei per denunciare un pensionato. Il mio è stato un atto di resistenza civile, mentre tutto intorno c’è degrado e malvivenza“. Così si sfoga al telefono Furio, pensionato classe 1948 protagonista questa mattina dell’ennesimo capitolo del duello a distanza tra padroni di cani e civica amministrazione, quest’ultima impegnata in un giro di vite contro le trasgressioni nella conduzione degli animali domestici nei parchi pubblici.
L’episodio è molto semplice: Furio come tutte le mattine è ai giardini Tito Rosina di corso Carbonara con il suo cane, un golden retriever: sono quasi le 10 e il parco è praticamente deserto. Non ci sono aree dedicata alla sgambatura per cui decide di liberare il suo amico a quattro zampe mentre fa le consuete chiacchiere con un conoscente. All’improvviso arrivano due agenti della polizia locale in moto che entrano nel parco e si fermano davanti ai due padroni di cani per il controllo di rito.
“Il mio cane stava inseguendo una lucertola – continua Furio – e i due vigili mi hanno annunciato la multa che mi avrebbero fatto. Per fare questo mi hanno chiesto le generalità. Io però sono rimasto sconcertato: questi giardini sono in balìa di spacciatori e malviventi, si vedono scene di tutti i colori. Se non ci fossero i padroni di cani a fare da presidio sarebbe un buco nero. Non siamo noi i criminali“.
Con questi pensieri nella testa il pensionato decide per la via della fermezza, anche se in contrasto con il codice penale: “Ho rifiutato di dare le mie generalità – racconta – non so, forse ho sbagliato, ma l’ho fatto come un gesto di resistenza civile. Non ho alzato la voce, non ho fatto il matto“. A questo rifiuto, quindi, scatta la denuncia immediata secondo l’articolo 651 del codice penale: “Credo che ci sia stato poi un trattamento veramente sproporzionato – continua Furio – non so, credevano che scappassi forse, ho 75 anni, ma mi hanno bloccato in due, hanno chiamato rinforzi. Sono arrivati altri vigili a piedi, una volante della locale a sirene spiegate. Un putiferio”. Dopo i rilievi di rito, arriva il verbale con la denuncia (che contiene paradossalmente le generalità di Furio) e la nomina di un avvocato d’ufficio per il futuro eventuale processo. Rischia fino a un mese di arresto o l’ammenda fino a 206 euro. Più le eventuali spese processuali.
“Ripeto, probabilmente ho sbagliato – conclude Furio – ma una cosa del genere non l’ho mai vista in tanti anni. Ogni giorno ci sono controlli, vigili in borghese che spuntano all’improvviso, blitz con le moto nei parchi. Sembra che sia stata dichiarata guerra ai padroni di cani. Mentre tutto intorno è lasciato al degrado e all’abbandono, la sera non si può più girare tranquilli. Ma il problema siamo noi, con i nostri cani”.
Nel frattempo il comune sta aspettando dai municipi la lista dei parchi e dei luoghi dove predisporre nuove aree sgambatura per i cani, mentre sarebbe allo studio, dove compatibile, la sperimentazione di alcune ‘fasce protette’ in cui in determinati parchi potrebbe diventare possibile la conduzione libera degli amici a quattro zampe.