Genova. Dice di non sentirsi “per niente” un erede politico di Berlusconi, anzi chiede di chiudere il discorso “perché è da trent’anni che parliamo solo di questo ed è ora di voltare pagina”. D’altra parte non nega la sua simpatia per Marco Bucci e scherza: “Mi sento affine a lui, forse anche un po’ per il carattere. E non è un complimento a Bucci”. Carlo Calenda, oggi a Genova per un evento di Azione all’Acquario, si trova inevitabilmente nel vortice di speculazioni sul futuro dell’area centrista dopo la scomparsa del Cavaliere. Un’area oggi divisa tra il centrodestra, di cui un tempo Forza Italia era azionista di maggioranza, e un terzo polo ancora in cerca di identità.
“Nessuno può essere erede di Berlusconi perché Berlusconi era Berlusconi – taglia corto l’ex ministro – e io vorrei smettere di parlare di Berlusconi. Sono andato al funerale, abbiamo riconosciuto quello che da un avversario era dignitoso riconoscere senza toni esagerati. Dopodiché adesso, per favore, guardiamo al Paese, perché mi pare che questo Paese di problemi ne abbia parecchi”.
Dopo Berlusconi “c’è ancora meno centro – osserva Calenda – ma io penso che il centro oggi voglia dire molto poco. Quello che ci vuole oggi è un’area che parli di come risolvere i problemi, che lo faccia con obiettività. Se il governo presenta una riforma giusta è giusta e non che è sbagliata perché lo fa il governo, e che elabora sempre soluzioni fattibili implementabili e gestibili. Questo è quello che manca all’Italia. Non possiamo avere trent’anni ancora di berlusconismo e antiberlusconismo in una versione nuova. Noi dobbiamo adesso davvero voltare pagina, occuparci di come risolvere la sanità, l’istruzione tutti i problemi di cui non si occupa nessuno perché sono trent’anni che parliamo solo di questo”.
Ci sarà mai spazio per collaborare con Giovanni Toti, magari in un unico soggetto politico? “Non lo so, alla fine Toti ha scelto di andare con la destra – risponde -. Noi siamo aperti a discutere con tutti. Non lo sento da un po’. Bucci è una persona che sento affine, come approccio all’amministrazione dove conta molto quello che puoi realizzare e per la serietà”. Eppure Azione appoggia sindaci di colori diversi in Liguria. “Perché sono bravi. Se sono bravi fanno cose buone per i cittadini, se fanno cose buone per i cittadini la politica ha un senso, se la politica ha senso i cittadini tornano a votare. Il giro opposto è: se tu voti le persone non per quello che propongono e per la capacità che hanno di realizzarlo ma per partito preso, ti trovi con persone incapaci, la gente dice ‘allora il mio voto non serve a niente’ e smette di votare. Questo è il grande rischio democratico”.
Intanto si avvicina l’appuntamento delle europee e non è ancora chiaro se Italia Viva e Azione torneranno insieme per l’occasione. “Chiedetelo a Calenda”, ha detto poche ore prima Renzi interpellato sul tema. Domanda girata al diretto interessato: “Facciamo questo giochino fino alla fine? La realtà è che quello che ci siamo già detti: lo verificheremo, quando ci saranno le europee bisognerà capire come saranno i rapporti che si sono duramente incrinati nelle ultime settimane Intanto lavoriamo insieme in Parlamento, evitiamo le polemiche e facciamo iniziative importanti, come quelle sull’industria 4.0, sull’azzeramento delle liste d’attesa, parlando di contenuti, perché il resto ha un po’ annoiato tutti”.