Genova. E se la nuova diga foranea diventasse la spiaggia che manca al centro di Genova? Mentre la città si prepara alla cerimonia di avvio dei lavori, col dibattito politico sull’opera che non accenna a placarsi, spunta una nuova idea per la barriera da 6,3 chilometri che permetterà l’ingresso in porto di navi lunghe 450 metri. A lanciarla è stato Andrea Acquarone, ex presidente dell’associazione Che l’inse!, candidato con Arcangelo Merella nel 2018. E lo spunto – pur preceduto da argomentazioni storiche – è arrivato da Vasta, la maxi chat di Claudio Burlando che negli ultimi tempi è diventata l’agorà di una parte piuttosto variegata del mondo progressista genovese.
“La proposta – spiega Acquarone – è quella di affiancare all’uso infrastrutturale di questa grande opera anche un affaccio sul mare. Dal centro di Genova per andare al mare ci vuole almeno mezz’ora coi mezzi pubblici: per capirne la necessità basta guardare quanto è affollata la piscina del porto antico in estate. Sulla diga si può immaginare di realizzare una struttura con solarium, bar, ristoranti, una piscina di acqua salata. E il sogno è che, nelle giornate di mare calmo, possa essere balneabile, magari con una serie di gradoni. Del resto non siamo a Rimini, siamo già abituati a fondali che scendono a picco”.
Ma come si porta la gente sulla diga? Per Acquarone l’ideale sarebbe una diramazione della metropolitana da San Giorgio, ovviamente con un tracciato sottomarino, da realizzare sfruttando le attrezzature necessarie per lo scavo del tunnel subportuale. In alternativa c’è chi ha proposto più semplicemente una linea di battelli dal porto antico, che però renderebbe difficile gestire grandi flussi di persone (ad esempio per un concerto o un altro evento di richiamo).
Del resto il concetto di un lido sulla diga foranea non è nuovo. Alla Spezia, nei primi anni Duemila, l’Autorità portuale aveva lanciato un concorso di idee per trasformare l’enorme lingua di massi all’imboccatura del golfo in qualcosa di simile a una marina attrezzata. Il contest fu vinto nel 2009 dagli architetti Carlo Alberto Cozzani, Agnese Bucchi e Costanzo Furno col progetto Isola nella corrente Da allora viene periodicamente rispolverato e ridimenticato, tra ricorsi al Tar e proteste dei mitilicoltori. A Genova un’idea simile è da attribuire al visionario Renzo Picasso, ingegnere, architetto e designer che immaginò per il capoluogo ligure sviluppi urbani avveniristici sulla falsariga delle città americane.
L’idea – segnalata a Fincosit, una delle imprese che costruirà l’opera in consorzio con WeBuild – avrebbe già riscosso qualche consenso e non solo dal mondo di Vasta, anche in considerazione delle ricadute sociali. La diga “balneare”, infatti, potrebbe essere vista come forma di “risarcimento” per i disagi provocati dal cantiere sul territorio, ma anche come un’occasione per regalare finalmente un accesso al mare ampio e gratuito ai genovesi, dato che il litorale del Levante è occupato in gran parte da stabilimenti balneari. Una nuova spiaggia vicina al centro potrebbe vedere la luce in piazzale Kennedy dopo la realizzazione del nuovo parco della Foce, ma sarebbe pur sempre all’ingresso del porto, con acque di tutt’altra qualità rispetto al mare aperto.
Peraltro non sarebbe la prima suggestione per un uso “ampio” della nuova diga: dalle pale eoliche (poi bocciate dalla Soprintendenza) ai depositi chimici, dal dissalatore al rigassificatore (proposte di Bucci) passando per il deposito di Gnl. Non molte, in verità, le proposte di tipo ludico-ricreativo. E a proposito di trasporti, fu proprio il sindaco a teorizzare il passaggio di un tram o una metropolitana in mare, a quasi un chilometro dalla costa. All’epoca nessuno parlò di treni sottomarini, ma sognare non è mai vietato.