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Toti guarda al Pd anti-Schlein e rilancia il modello Liguria: “Serve uno schieramento di centro”

Il governatore dopo le dimissioni di Cottarelli: "Con lo spostamento del Pd a sinistra moderati scoperti, serve una riorganizzazione. Il centrodestra è la coalizione più coerente"

toti

Genova. Un modello Liguria anche per la politica nazionale, con un nuovo soggetto moderato integrato nella coalizione di centrodestra, pronto ad accogliere gli orfani del Pd a trazione Schlein. A rilanciare la proposta è Giovanni Toti, presidente della Regione e reduce dalla deludente esperienza di Noi Moderati alle ultime elezioni politiche, che legge nelle rumorose dimissioni di Carlo Cottarelli da senatore dem (oggi a Genova per una conferenza in università) un segnale propizio per riprendere in mano quel progetto.

“Il mondo centrista ha bisogno di una sua riorganizzazione perché manca in questo Paese una forte offerta baricentrica che c’è sempre stata, dalla Democrazia Cristiana ai tempi migliori di Forza Italia, e che oggi, se si pensa anche al Ppe in Europa, manca – commenta Toti -. Per quanto riguarda il Pd mi sembra scontato che lo spostamento a sinistra del nuovo segretario possa scoprire una parte di centro, così come l’implosione del terzo polo non costituisce certamente una risposta all’esigenza di equilibrio della politica italiana”.

E quindi, ancora una volta, il governatore si lancia come esempio da imitare. “Su questo la Liguria è un pezzo più avanti del Paese: le liste che governano la Regione, la lista Toti che è il primo partito così come le liste civiche dei sindaci hanno un’ispirazione centrista. Nei prossimi mesi dovremo lavorare perché tutto questo a livello nazionale possa aggregarsi in uno schieramento che dia una risposta non solo a livello locale”.

Ma dove dovrebbe collocarsi questo schieramento rispetto all’arco politico? Sarebbe un altro tentativo di formare un terzo polo dopo il fallimento dell’operazione Renzi-Calenda? Tutt’altro, secondo Toti: “Credo che il centrodestra oggi sia quello più coerente con le politiche centriste tradizionali. È evidente che un Pd spostato a sinistra, che strizza l’occhio o insegue il M5s su molte politiche che certamente non fanno parte dell’impianto liberale e riformista. Basti guardare le opposizioni in questa regione e il loro velleitarismo, giustizialismo, moralismo, la politica dei no: francamente non penso possa essere quella la collocazione per uno schieramento che guarda alla crescita, al progresso, alla modernizzazione del Paese”.

Cottarelli (non il primo transfuga dalla vittoria di Elly Schlein, né probabilmente l’ultimo) ha annunciato le sue dimissioni dal Senato a Che tempo che fa su Rai3 spiegando che l’Università Cattolica gli ha “chiesto di dirigere un programma per l’educazioni delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori”, un impegno che sarebbe incompatibile con l’attività parlamentare. Ma in una lettera a Repubblica ha fornito altre motivazioni: “È innegabile che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi”. E li elenca, dal Jobs Act al freno al Superbonus, dai termovalorizzatori, all’utero in affitto al nucleare.

“Cottarelli? È un ottimo professore, farà quello che ritiene più opportuno”, taglia corto Toti senza tirare l’economista per la giacchetta. Ma l’area politica di riferimento è proprio quella. Cioè la stessa di Renzi e Calenda, che infatti avrebbero avanzato proposte al dimissionario senatore del Pd, come ha lasciato intendere lui stesso nel corso dell’intervista televisiva. Insomma, tra i moderati continua il fermento, anche in vista delle elezioni europee che terranno banco nel 2024 e saranno un check importante per le forze politiche. Senza scordare che l’anno successivo, nel 2025, per il governatore ligure scatterà la fine del secondo mandato. Una scadenza che potrebbe trasformarsi in un bivio.

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