Scoperta

Straordinaria scultura genovese del ‘700 ritrovata a Torino: sarà visitabile in via Garibaldi

L'altare e l'Immacolata Concezione sono opera di Francesco Maria Schiaffino, uno dei principali scultori dell'epoca. A trovarli il personale della galleria d'arte Goldfinch Fine Arts

Generico maggio 2023

Genova. Un intero altare in marmo con la scultura dell’Immacolata Concezione, opera dello scultore genovese Francesco Maria Schiaffino, è stato ritrovato in una villa vicino a Torino dal personale della galleria d’arte Goldfinch Fine Arts di via Garibaldi e nei prossimi giorni tornerà nel capoluogo ligure.

L’altare, tutto in candido marmo di Carrara, stupisce per l’eccellente stato di conservazione e per la sua altissima qualità di esecuzione. L’Immacolata, scolpita tra il 1753 e il 1756 da Francesco Maria Schiaffino – uno dei principali artisti del suo tempo – si colloca nella produzione matura dell’artista ed è capace di incarnare l’essenza della scultura genovese del ‘700.

Nato per la cappella del secondo piano nobile di palazzo Bartolomeo Lomellini (attualmente via Bensa 2), l’altare era scomparso da più di cento anni. Una vecchia fotografia di fine ‘800 lo immortala ancora lì, nel suo spazio originale. Nella collocazione attuale si trova invece dal 1950 e ora, dal 19 maggio al 1° luglio, sarà possibile ammirare la scultura dell’Immacolata negli spazi della galleria, in via Garibaldi 8.

Generico maggio 2023

Francesco Maria Schiaffino, nato a Genova da una famiglia benestante originaria di Camogli, studiò a Roma presso Camillo Rusconi su indicazione del fratello, tramite il famoso pittore Paolo Gerolamo Piola. Tornato a Genova nel 1724 aprì insieme al fratello uno studio in via Giulia (l’attuale Via XX Settembre) e lavorò prevalentemente per committenti locali genovesi e liguri, anche se non mancarono lavori per diverse corti europee, soprattutto Spagna e Portogallo. Una sua statua in marmo del duca di Richelieu, scolpita nel 1747, è oggi conservata al Lovure.

La famiglia Lomellini – da metà del ‘500 proprietaria dell’isola di Tabarca, da cui discendono gli attuali abitanti di Carloforte e Calasetta che conservano tradizioni e lingua genovesi – deteneva il monopolio della pesca del corallo e finanziò la ristrutturazione della basilica dell’Annunziata del Vastato, la maggior impresa artistico-architettonica del Seicento genovese.

Il 18 maggio alle ore 18.00 si terrà una preview su invito, in cui verrà presentato il volume dedicato a questo ritrovamento che ha visto la partecipazione della professoressa Fausta Franchini Guelfi, di Gabriele Langosco e di Roberto Santamaria. Nell’occasione verranno anche presentate importanti scoperte sulla storia del palazzo emerse durante le ricerche, come il ruolo del celebre architetto Gregorio Petondi nella grandiosa ristrutturazione di metà Settecento voluta da Bartolomeo Lomellini.

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