Risulta difficile spendere termini come “notte fonda” o “dramma” in riferimento alla retrocessione odierna della Sampdoria. Perché la discesa in Serie B a seguito della sconfitta contro l’Udinese appare niente in confronto alla paura concreta del fallimento. La squadra blucerchiata è stata “colpita” da cattive scelte di campo ma è lapalissiano come le acque siano state avvelenate dalla gestione societaria di Massimo Ferrero.
ROMEI INVITA AL “REALISMO”
“Ci sono soggetti interessati, faremo tutto il possibile per ripartire dalla Serie B”, ha affermato il vicepresidente Romei a Dazn, frase lugubre perché conferma ulteriormente il rischio che corre il club. “Ci sono stati tanti soggetti che si sono avvicinati, la situazione debitoria è di rilevanza ma sono state prese società con situazioni peggiori. C’è ancora un po’ di tempo”.
DA FERRERO A GARRONE
Quale il punto di partenza di un declino che potrebbe portare alla scomparsa della società? Molti tifosi non lo identificano con l’arresto di Ferrero del dicembre 2021 ma con la decisione della famiglia Garrone-Mondini di cedere all’imprenditore romano il club. Ne è testimonianza la protesta sotto la sede della Erg e il fatto che il nome di Garrone ritorni spesso nei discorsi della tifoseria. Perché un imprenditore di quel calibro non ha atteso che si presentasse qualcuno più credibile di Massimo Ferrero? Perché non tenere conto del grande valore affettivo che ha il club per una parte della città e non solo? Questi gli interrogativi del popolo blucerchiato.
D’AVERSA-GIAMPAOLO-STANKOVIC
Il propulsore della valanga che ha travolto la Sampdoria è la questione societaria. Ma anche in questo contesto di incertezza si sarebbe potuto fare meglio dal punto di vista sportivo. Tornando alla scorsa stagione, il dualismo Faggiano-Osti dava l’idea di una situazione ingarbugliata. D’Aversa non stava brillando, ma la sua media punti sarebbe stata un lusso quest’anno. La scelta di cambiarlo per Giampaolo, in realtà, non ha dato i frutti sperati nemmeno lo scorso anno. Media punti più bassa e salvezza ottenuta con grande fatica. Più “nonostante” , verrebbe da dire, che “per merito” di un allenatore che aveva subito rotto con il punto di forza Candreva e che pratica un calcio “complesso” e poco funzionale a chi deve, sportivamente parlando, “mettere insieme il pranzo con la cena”.
L’inizio di quest’anno è stato disastroso, tanto da dover cambiare in corsa chiamando l’esordiente Stankovic. L’allenatore serbo ha dato una sterzata alla squadra molle e senz’anima di Giampaolo, ma anche a lui i risultati danno torto. Appena quindici punti conquistati e sterilità offensiva costante di tutta l’annata. Gioco offensivo appena abbozzato. Solo ordine e impegno. Il minimo sindacale. Con 7/8 punti in più, magari ottenuti negli scontri diretti, si sarebbe potuto vedere un finale diverso perlomeno sul rettangolo verde. D’altronde, si tratta di un campionato di Serie A al ribasso, dove Cremonese e Verona – di certo non più forti della Sampdoria – si stanno ancora giocando chance salvezza. Al netto, è giusto dirlo, di qualche episodio sfortunato – si vedano i punti sperperati nel finale – e dell’infortunio di un leader come Audero.