Genova. Uno degli avvocati degli imputati scopre di avere il Covid, così il processo del ponte Morandi viene rinviato di ben una settimana. L’amara sorpresa stamattina in aula dove erano previsti qualcosa come nove testi tra oggi e domani. E invece nulla: il presidente Lepri è stato costretto a rinviare il processo, dopo una confronto anche duro tra procura e alcuni avvocati difensori al tavolo dei giudici.
L’avvocato in questione, un genovese che difende due ispettori di Spea e ieri era regolarmente in udienza, avrebbe scoperto di avere il Covid sono stamattina e, nonostante la presenza in aula di oltre 50 avvocati, non avrebbe potuto ‘istruire’ un collega per sostituirlo nella difesa.
E così, niente da fare, troppo alto il rischio per il collegio che un eventuale ricorso in cassazione di un avvocato perché magari due anni prima non ha potuto far valere in udienza un legittimo impedimento, faccia saltare tutto un processo. La decisione è arrivata dopo circa un’ora: processo rinviato di una settimana e prossima udienza fissata a martedì 9 maggio per fare in modo che trascorrano i 5 giorni di contagio per gli asintomatici.
Se il collegio si è trovato con le mani legate, il tentativo è stato poi quello di trovare un accordo per la prossima settimana dove si farà udienza anche al giovedì. Nervosismo invece tra Procura e uno dei difensori, l’avvocato Gianluca Marafioti, che ha spiegato di essere assente martedì e ha chiesto non utilizzare quel giorno per il controesame di uno dei testi.
La risposta del pm Cotugno è stata quella di insistere nell’ordine dei testi e replicare all’avvocato: “Faccia valere il legittimo impedimento”. L’avvocato è tornato al banco urlando e con gesti di rabbia abbastanza plateali tanto da far intervenire uno dei giudici che gli sti è avvicinato e lo ha convinto a riprendere la discussione informale.
Palese scontento anche tra i testimoni che dovevano essere sentiti oggi e che arrivano tutti da fuori Genova, tra cui l’83enne Maurizio Morandi figlio del progettista Riccardo Morandi, che è arrivato accompagnato dal figlio. Lui non sarà richiamato e le sue precedenti dichiarazioni, con l’accordo delle parti, saranno acquisiti nel processo.
Rabbia da parte di Emmanuel Diaz, fratello di una delle 43 vittime, e unico parente presente a tutte le udienze del processo: “Oggi esco da qui con un po’ meno fiducia nei confronti del collegio – ha detto – Ricordiamoci che stiamo parlando di 43 morti e 28 feriti gravi. È un insulto. Qui si parla tanto di rispetto davanti a una montagna di morti e feriti. Ieri si parlava di dignità, ma quale dignità? Gli imputati riescono a ottenere più benefici di noi e si permettono di tirarla per le lunghe noi no”.