Iniziativa

Nuovo crematorio a Staglieno, i residenti scendono in strada: “La qualità dell’aria è un diritto” fotogallery

Con loro anche Stefano Giordano, M5s: "Un impianto industriale inquinante che soddisfa solo interessi privati"

Genova. Continua in questi giorni la mobilitazione di comitati e residenti che si oppongono alla costruzione del nuovo tempio crematorio presso il Cimitero Monumentale di Staglieno, come voluto dalla amministrazione civica a seguito della proposta da parte di una cordata di imprese guidata dalla Crezza srl.

Manifesti, striscioni e magliette, ai bordi della strada davanti all’ingresso del cimitero, mentre quando scatta il semaforo rosso parte il volantinaggio verso gli automobilisti in transito. “Oggi sono già presenti 4 forni, a cui se ne aggiungeranno altri 3. Con questi sette impianti il Cimitero monumentale di Staglieno diventerà un polo di cremazione per tutto il nord Italia. Ma gli impianti di cremazioni sono stati equiparati agli inceneritori da una recente sentenza del Consiglio di Stato con emissioni nocive alla salute e all’ambiente che si diffonderanno per chilometri in tutta la Val Bisagno. Senza contare il sovraccarico della viabilità. Tutto questo è inacettabile”.

Presente al presidio anche Stefano Giordano, coordinatore provinciale del M5s, da subito in prima linea per aiutare i comitati in questa vertenza: “Noi crediamo che i processi di trasformazione urbana debbano essere condivisi con i cittadini – spiega – in questo caso, come in molti altri, è stato calato un progetto dall’alto senza ascoltare i residenti e senza guardare i numeri. Numeri che parlano di impianti esistenti senza nessuna esigenza di implementare il servizio. Questo è un inserimento inaccettabile, che pensa solamente agli interessi privati”.

Dopo la bocciatura del ricorso al Tar presentato dalla cordata sconfitta per l’assegnazione del project financing, però, la strada per questo nuovo impianto sembra essere in discesa: “Abbiamo depositato un’interrogazione al ministro tramite l’onorevole Traversi – spiega Giordano – noi non vogliamo altre industrie insalubri all’interno della Val Bisagno”.

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