Genova. Per semplificare all’estremo la sentenza dei giudici del Tar Liguria che, il 7 maggio, hanno deciso di dare ragione al consorzio Eteria sull’annullamento dell’affidamento dei lavori della nuova diga ai concorrenti di PerGenova Breakwater, è come se – nell’affidamento dei cantieri di ristrutturazione di casa vostra – decideste di scegliere un artigiano perché “suo cugino” ha fatto un bel lavoro a casa di un amico. Citando il film Philadelphia, così è come lo si potrebbe “spiegare a un bambino di sei anni”. Le cose sono più complicate, ovviamente, ma la decisione del tribunale amministrativo è abbastanza chiara e netta da farla comprendere anche ai non addetti ai lavori.
Eteria, capofila della cordata perdente nell’ambito della procedura negoziata lanciata dall’Autorità portuale di Genova, aveva in realtà presentato due ricorsi, ed entrambi mettevano in dubbio il “curriculum” degli avversari. La prima azione, quella centrata sul project manager Ramboll, è stata rigettata. Accolto in pieno, invece, il ricorso sulla società Sidra che – come spiega la sentenza – “assorbe” tutti i successivi.
Per inciso, ieri, in una stringata nota, palazzo San Giorgio ha scritto che i giudici hanno “accolto un solo motivo di ricorso, che sarà oggetto di appello” ma appunto, quel solo motivo ingloba tutto il resto del procedimento.
Ad ogni modo, la crux è Sidra Spa. La Società italiana dragaggi, nel consorzio PerGenova Breakwater insieme a Webuild, Fincantieri e Fincosit, era indicata come punta di diamante per quanto riguarda le competenze acquisite nella realizzazione di infrastrutture in linea con la nuova diga. Nella fattispecie veniva indicata come realizzatrice del terminal Tuas a Singapore, un’opera da 1,5 miliardi di euro (la diga, entrambi i lotti, al momento ne vale 1,3).
Il problema è che Sidra Spa avrebbe avuto un ruolo solo in quanto controllata dal gruppo belga Deme e a realizzare il terminal sarebbe stata invece Dredging International, società parte della stessa holding. Insomma, il “cugino” di cui sopra. Il Tar Liguria usa termini come “oscurità” e “non riferibile” relativamente al coinvolgimento di Sidra.
Se le cose stiano effettivamente così, sarà il Consiglio di Stato a stabilirlo. Di sicuro, come ha già suggerito qualcuno, “ci sarà molto lavoro per gli avvocati”. Autorità portuale ha già dichiarato che farà ricorso. Così farà anche Paolo Emilio Signorini in quanto commissario straordinario all’opera. E anche WeBuild (Salini) ricorrerà al Consiglio di Stato. I tempi, visto che di mezzo ci sono fondi Pnrr, potrebbero non essere lunghissimi: i giudici potrebbero esprimersi persino entro la fine dell’estate, secondo alcune stime.
Ricordando che la sentenza non fermerà comunque i cantieri e non farà decadere il contratto attuale, più difficile stimare gli eventuali risarcimenti. In ballo c’è il rischio, per tutti e tre i soggetti – ma soprattutto per la Port Authority – di dover rifondere una cifra che sarà almeno pari al 5% della base d’asta, circa 45 milioni di euro.
La diga è stata assegnata con un’offerta di poco più di 843 milioni su base d’asta per la prima parte dei lavori di 928 milioni: Webuild aveva fatto un ribasso del 9,4% contro l’8,01% di Eteria.
Un percorso tortuoso, quello che aveva portato all’affidamento della diga foranea del futuro di Genova. A giugno 2022 la prima gara bandita dall’Autorità portuale era andata deserta: i due consorzi, in un momento di piena crisi energetica e con la guerra in Ucraina al massimo della sua violenza, avevano ritenuto la base d’asta insufficiente. Palazzo San Giorgio risolse l’impasse senza bandire una nuova gara ma andando a trattativa privata – la procedura negoziata – coinvolgendo sempre gli stessi consorzi.
A quel punto, però, l’appaltante aveva due cartucce in più in canna: a luglio, il nuovo prezziario per le materie prima e poi il Fondo per le opere indifferibili (7,5 miliardi) del Pnrr, a cui attingere in caso di extracosti, concessi dalla gara integrata così come un sostanziale azzeramento delle penali in caso di ritardi.
In seguito all’aggiudicazione a PerGenova Breakwater, Eteria fa ricorso. Non solo: chiede la sospensiva che però, il Tar, rigetta. Siamo a novembre. L’udienza del ricorso viene fissata al 27 gennaio (poi rinviata) ma Autorità portuale si affretta a firmare il contratto con WeBuild e soci. Il resto è storia delle ultime ore.