Genova. Sale la tensione tra i lavoratori delle acciaierie ex Ilva di Genova. Dopo il drastico aumento della cassa integrazione comunicato da Acciaierie d’Italia, in particolare nelle manutenzioni e nei servizi, l’azienda ha disposto la sospensione delle ferie estive fino a nuovo ordine. Dopo aver proclamato per oggi due ore di sciopero, la Rsu ha convocato per lunedì 29 maggio alle 8.00 un’assemblea di fronte alla portineria. E non si escludono iniziative di protesta nella stessa giornata, con un possibile corteo in partenza da Cornigliano.
“In un incontro con la direzione del personale solo pochi giorni fa ci era stata comunicata la ripartenza dell’altoforno a Taranto e che ciò avrebbe previsto, secondo logica, una progressiva ripartenza degli impianti a valle e un miglioramento, già in atto ad aprile, dell’incidenza della cassa integrazione – scrive la Rsu -. Da circa una settimana non è più così. La cassa integrazione è iniziata a lievitare, anche in quei reparti che sono indispensabili per gestire l’attività degli impianti in questa cronica carenza di ricambi e manutenzione. Di fatto, mentre gli impianti cadono a pezzi, la poca manutenzione viene pagata coi soldi risparmiati attraverso le nostre casse integrazioni. Le fermate degli impianti si stanno moltiplicando di giorno in giorno, gravando sui nostri salari e sulla nostra sicurezza“.
Ultima goccia, lo stop alle ferie. “Chiediamo chiarezza e un metodo chiaro di comunicazione – scrivono i delegati -. Alcuni lavoratori vedono l’accesso negato per giorni di cassa integrazione non comunicati e gli impianti continuano a essere fermi in attesa di pezzi di ricambio e materiale da lavorare, generando altra cassa integrazione. Oggi abbiamo scioperato e manifestato sotto la direzione di stabilimento, ma non sono arrivate risposte. Anche per noi è arrivato il tempo delle scelte, così non possiamo più stare”.
“Con le ferie è stato toccato un nervo sensibile – spiega Armando Palombo, coordinatore della Rsu per la Fiom Cgil -. La comunicazione è arrivata in maniera anomala, non c’è nulla di scritto. È sempre stata consuetudine programmarle tra il 15 giugno e il 15 settembre. Lunedì faremo l’assemblea per registrare gli umori della gente e decideremo cosa fare, se emergerà la volontà di farsi vedere in piazza ci andremo”.
Proprio nei giorni scorsi i responsabili della sicurezza segnalavano in una lettera a Prefettura e Asl che “i mezzi in dotazione al servizio antincendio sono fermi: due camion autopompe, una jeep allestita a schiumogeno, un carrello torre fari per gli interventi notturni o in scarsità di luce. Di conseguenza gli operatori del servizio di vigilanza anti incendio sono costretti a spostarsi con un furgoncino passeggeri sprovvisto di pianale per portare attrezzature al seguito. Di fronte a questa schizofrenica ed incomprensibile gestione della manutenzione e del personale, si sta di fatto perdendo il controllo della sicurezza in stabilimento e questo è intollerabile ed inaccettabile“.
Nel frattempo le segreterie nazionali dei sindacati hanno chiesto un nuovo incontro urgente “vista la grave situazione aziendale e degli impianti, le gravi e unilaterali modalità di utilizzo e l’aumento esponenziale della Cigs, che coinvolge anche i lavoratori addetti alla manutenzione e alla sicurezza degli impianti, tutto in assenza di uno stralcio di piano industriale e considerato inoltre l’avvio di una richiesta di cassa integrazione in deroga per un ulteriore anno per 2.500 lavoratori”. A Genova, secondo le stime dei sindacati, la cassa integrazione salirà dagli attuali 114 lavoratori fino a raddoppiare.
“Abbiamo partecipato all’ultima riunione al ministero per lo Sviluppo economico in cui Acciaierie d’Italia ha presentato un ambizioso piano industriale che dovrebbe portare a produzioni di acciaio assai maggiori di queste su Taranto e, di conseguenza, a uno sviluppo anche sullo stabilimento di Genova. Aspettiamo di vedere i risultati – commenta il presidente ligure Giovanni Toti -. Non capisco l’aumento di cassa integrazione, come denunciato dai sindacati, quali collegamenti abbia con lo sviluppo del piano industriale. Aspettiamo di sapere dall’amministrazione dell’azienda e dal governo se questo fa parte di un momento per l’applicazione di quel piano o se è cambiato qualcosa all’orizzonte”.