Genova. “Tra poche ore, un anno fa, verrà uccisa nostra figlia Alice. Un tragico destino. Una tragedia enorme. Mostruosa”. Antonella Zarri, la madre di Alice Scagni e di Alberto, il fratello che l’ha uccisa, ha affidato a un lungo post sui social il suo sfogo e la sua disperazione, a un anno esatto dalla tragedia di via Fabrizi. Domani, alle 11, e poi giovedì alle 18, nella chiesa della Consolazione in via XX Settembre a Genova si svolgeranno due messe in suffragio per ricordare la ragazza, madre di un bimbo che oggi ha 2 anni.
“Dobbiamo arrenderci? – scrive la donna – In queste ore Alberto Scagni, in piena crisi psicotica minacciava di morte suo padre. Graziano, impotente e spaventatissimo, registrava la seconda chiamata. La voce di nostro figlio non mentiva sulla follia che lo stava travolgendo. Dopo aver minacciato suo padre, Alberto aveva chiesto di sua sorella. Abbiamo tentato di trasmettere i suoni agghiaccianti di quella voce alla Polizia”.
“Ma era, come oggi, il 1 Maggio, la festa dei lavoratori. Abbiamo tentato di denunciare nostro figlio ma siamo stati lasciati soli”. “Non sono intervenuti e ci hanno rimandato al lunedì successivo. Ma Alberto ed Alice non hanno più avuto un lunedì. Questa è la sola ed unica verità. Quella che tutti hanno ben compreso. È terribilmente semplice. Ma per la Procura – continua la donna – Alberto Scagni non è matto perché è l’unico responsabile di tutto quanto è accaduto. Così è più semplice. Non è gravemente infermo di mente. Ha torto il Perito del Giudice e ragione il consulente del Pm che ha stabilito, ancor prima di ogni perizia, che Alberto Scagni è un simulatore ed un callido assassino”.
“Per ora sono stati smentiti ma sono sicura che troveranno un Giudice che, per ‘ragion di Stato’ disporrà un’altra perizia che possa rimettere ogni cosa al suo posto. Tutta la colpa sarà di noi semplici cittadini mentre alcuna responsabilità avranno gli inerti rappresentanti dello Stato. Quando lo Stato fallisce la colpa è sempre dei cittadini”.
“Tra poche ore, un anno fa, verrà uccisa nostra figlia Alice. Un tragico destino. Una tragedia enorme. Mostruosa. Che queste ore siano di riflessione per coloro che, sollecitati invano da due anziani genitori disperati, non sono voluti intervenire in loro soccorso. Che ogni minuto che passa sia per loro un peso sulla coscienza con il quale dover fare i conti”, chiude il messaggio.
Alberto Scagni andrà a processo il 9 giugno. Quella la data della prima udienza in corte d’assise. L’uomo è stato rinviato a giudizio il 4 aprile dal giudice per l’udienza preliminare Matteo Buffoni con l’accusa di omicidio premeditato e aggravato. Gli avvocati del fratello di Alice Scagni avevano tentato di ottenere, senza riuscirci, il rito abbreviato.
Da ricordare anche che Scagni è stato dichiarato dal perito del gip semi-infermo di mente (e se venisse confermato anche questo consentirebbe uno sconto di pena con un’eventuale misura di sicurezza in una struttura ad hoc) ma la corte d’assise potrebbe chiedere una nuova perizia psichiatrica. Per il consulente della procura Alberto era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio della sorella, mentre per il consulente della difesa era totalmente incapace.
Sul fronte dell’inchiesta su forze dell’ordine e istituzioni, i tempi sono dilatati dal fatto che la procura di Genova ha chiesto una proroga delle indagini per il cosiddetto fascicolo bis, che vede indagati due poliziotti della questura di Genova e un medico della salute mentale della Asl3 per omissioni di atti d’ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato.
La proroga della durata di sei mesi si è resa necessaria per svolgere ulteriori accertamenti sui presunti allarmi lanciati dai genitori di Alice e Alberto nei giorni e nelle ore precedenti l’omicidio che ad avviso della famiglia, che aveva presentato un esposto in procura, si sarebbe potuto evitare se i poliziotti o il centro di salute mentale fossero intervenuti.