Genova. Camogli è andata perduta. Fuori provincia, l’ex roccaforte Sarzana è stata blindata dal centrodestra al primo turno. A Imperia non si è toccata palla, a Ventimiglia si va al secondo turno in netto svantaggio. Se il ballottaggio sancisse un ribaltone anche a Sestri Levante, il bilancio finale di queste amministrative sarebbe disastroso per il fronte progressista in Liguria. E così, a pochi mesi dall’elezione di Elly Schlein a segretaria del Pd, nel centrosinistra ligure è già cominciata la “resa dei conti”, per quanto il termine non piaccia. Tenendo a mente che due anni – tanto manca alle prossime regionali – passano in fretta, anche se tutto può cambiare.
Luca Garibaldi, capogruppo del Pd in Consiglio regionale oltre che levantino dell’entroterra, cerca di smorzare i toni: “Adesso la sfida è mettere a terra il lavoro politico che il Pd sta rifacendo a livello nazionale e quindi rilanciare un’iniziativa politica. Le rese dei conti non aiutano, bisogna rafforzare un percorso in cui il Pd sta crescendo in questi mesi dalla vittoria di Elly Schlein. La cosa migliore da fare è portare la discussione sui temi, lavorare sull’alternativa e non tornare alle liti che non comprende nessuno“.
Di ben altro tenore è la lettura del collega d’aula Pippo Rossetti: “Abbiamo da anni una squadra che perde e non si cambia. Il male è un po’ all’origine: nel Pd, chi vorrebbe lavorare è in minoranza, chi dovrebbe lavorare è assente e chi avrebbe il potere di lavorare se ne guarda bene e se ne sta a Roma”. Parole dure che chiamano in causa implicitamente proprio lei, Valentina Ghio, segretaria regionale e deputata dem, che ha consegnato a Marcello Massucco la propria “eredità politica” dopo due mandati da sindaca di Sestri Levante.
“La situazione del Pd regionale è questa qua e ce ne accorgiamo laddove la scelta dei candidati in alcuni posti è a esclusivo uso di piccoli gruppi che comandano in questo o quel comune, e in altre zone le ingerenze e l’avvelenamento dei pozzi non hanno aiutato a raggiungere alcuni target – attacca ancora Rossetti -. Credo che il partito dovrebbe finalmente fare una riflessione su se stesso”.
Garibaldi invece giustifica i suoi: “Con una frammentazione come quella che c’era a Sestri Levante era difficile vincere al primo turno. Marcello è davanti, adesso affronterà una campagna elettorale in cui chiederà il consenso ai cittadini per quello che è stato fatto a Sestri e per un modello di città molto importante anche per il Tigullio. Dall’altra parte c’è una destra che in questi anni ha contraddetto e combattuto quel modello, adesso la sfida sarà intensa ma Marcello avrà la possibilità di far valere la sua idea di città. Penso che un ballottaggio porterà a votare tante persone che si sono astenute e voteranno per Marcello”.
Su Camogli, ceduta di fatto al centrodestra con Giovanni Anelli, si chiama in causa il fattore tempo: “È una sconfitta che brucia, ma ci sono cicli amministrativi che naturalmente si chiudono, c’è anche un tema di stanchezza amministrativa“, dice Garibaldi. Allo stesso modo si valuta la situazione di Imperia e Sarzana: “I sindaci al secondo mandato hanno un vantaggio competitivo, lo vediamo da tutte le parti: tutti i sindaci che hanno fatto un mandato molto facilmente vanno a una conferma perché probabilmente i cittadini hanno bisogno di stabilità e lunghi cicli amministrativi. In generale i sindaci che fanno un mandato, se non vengono cambiati dalle coalizioni come a Savona, terminano il mandato decennale”.
Anche dalle parti del Movimento 5 Stelle il mal di pancia c’è e non si nasconde. A Sestri Levante, pur senza simboli di partito, i pentastellati hanno sostenuto Massucco attraverso una lista civica di loro espressione. Ma non solo: “Il problema è il dato che emerso di un continuo e costante calo di voti e percentuali. Usciamo da due consigli comunali importanti come Imperia e Sarzana, stando ai dati attuali. Bisogna fare un mea culpa: io, in primis, come eletto e la classe dirigente perché non si può sempre e solo scaricare la colpa sulla gente che non ci capisce – constata Fabio Tosi, capogruppo del M5s in Regione -. Da oggi bisogna rimboccarsi le maniche, tornare sulla strada come se non ci fosse un domani perché, purtroppo, da lì siamo spariti negli ultimi tempi. La soluzione è tornare in mezzo alla gente, cioè dove siamo nati”.
E il tema sullo sfondo – per l’ennesima volta – è la dimensione del campo progressista in vista delle regionali del 2025. Alleanza col centrosinistra, sì o no? Tosi non dà una risposta netta ma ammette che il problema c’è: “Il nostro elettorato potrebbe anche essere spiazzato dal fatto di essere andati da soli a Imperia, a Sestri Levante in coalizione con il centrosinistra, a Sarzana praticamente da soli. Forse questo è un punto che andrebbe definitivamente sciolto e comunicato al nostro elettorato. Il tema del campo largo e delle alleanze va chiarito: ci deve essere un percorso univoco”.
“Le amministrative sono amministrative, le regionali sono regionali, non si tratta di sommare le mele con le pere – interviene Garibaldi sullo stesso argomento -. Dobbiamo lavorare a una coalizione credibile, larga, in grado di invertire la tendenza. Un progetto che bisogna costruire fin da subito perché c’è bisogno di tempi lunghi. L’unica analogia che posso trovare è che le lunghe campagne elettorali sui territori premiano rispetto alle campagne brevi. Terminato il periodo dei ballottaggi lavoreremo sui tanti temi che ci vedono coinvolti, dalla sanità all’ambiente, in una logica aperta e inclusiva rispetto alla destra che, anche se vince alcuni appuntamenti elettorali più per il prestigio dei singoli sindaci che per le coalizioni, in Liguria sta marcando molte criticità ed è nostro dovere costruire un’alternativa larga”.