Camogli. Costruito nella roccia a guerra iniziata, ha protetto i monaci dalle tante incursioni aree che avevano come obiettivo le fabbriche e le industrie di Recco, ed risultato più volte determinante per mettere in salvo vite e oggetti sacri. Parliamo del rifugio antiaereo del monastero Benedettino Olivetano di San Prospero in Camogli che sabato prossimo aprirà i battenti al pubblico, riportando alla luce della nostra contemporaneità una testimonianza di un passato indelebile.
Costruito nel marzo del ’44, costato 14.000 lire, il rifugio fu pensato per offrire riparo ai monaci durante i bombardamenti anglo-americani che, con ripetute incursioni su Recco, cercavano di abbattere il viadotto ferroviario. La riapertura si è resa possibile grazie al lavoro di due volontari: Sara Bastia e Antonio Travi del Gruppo Speleologico Arturo Issel.
Un mese dopo la costruzione, il 28 aprile, il rifugio fu certamente utilizzato. Un aereo, per liberarsi del carico perché in avaria o per un errore, sganciò alcune bombe nella zona di San Prospero. Una finì su una casa, il cui rudere è ancora visibile lungo via Romana, uccidendo nove persone tra cui sei bambini e tre donne; un’altra nel giardino della famiglia dell’ex sindaco Davide Olivari. Una terza colpì il tetto della chiesa del monastero ed uscì dalla porta fermandosi inesplosa sul sagrato. I danni furono limitati ad una campana, al tetto, alla porta della chiesa che fu scardinata. Si parlò di miracolo, attribuito al fondatore del monastero Giovanni Schiaffino. La bomba da 250 chili esplose a scoppio ritardato ferendo lievemente un monaco ed un passante.
La cerimonia, alla presenza dell’abate generale della congregazione olivetana, dom Diego Maria Rosa, è fissata per sabato 2o maggio alle ore 16.00. Il monastero, situato in collina, sarà raggiungibile solo con il servizio navetta, con partenza da piazza Migliaro dalle 15, a cura dei Volontari del soccorso di Ruta.