Genova. Un bilancio di nove morti, destinato a salire ancora. Decine di dispersi, 4mila sfollati, 50mila persone senza corrente elettrica. I numeri drammatici che arrivano dall’Emilia-Romagna riportano alla memoria le infinite alluvioni vissute in Liguria, nonostante gli ultimi tempi di grazia. Eppure, nella regione che detiene ancora diversi record pluviometrici italiani ed europei, i fenomeni meteorologici in grado di devastare il territorio e le città sono figli di meccanismi diversi rispetto a quello che ha sconvolto la Pianura Padana, già battezzato “ciclone Minerva” dagli esperti. Con un comune denominatore, però: il cambiamento climatico. Ne abbiamo parlato con Daniele Laiosa, meteorologo e presidente dell’associazione Limet.
Ci sono analogie tra l’evento che ha colpito l’Emilia-Romagna e le alluvioni tipiche della Liguria?
Anzitutto bisogna considerare che la Liguria ha corsi d’acqua a regime torrentizio. Da noi spesso si sviluppano eventi diversi da quello occorso là in una porzione di territorio ben più vasta. Le similitudini possono essere ricondotte alle alluvioni nei grossi bacini del Ponente (ad esempio la Val Roja nel 2020), dove esiste una forte componente di ricarico umido in quota che si scontra coi rilievi. Nel caso dell’Emilia-Romagna si tratta di un vortice depressionario che ha veicolato correnti umide in risalita dall’Adriatico. Queste correnti si sono modificate passando sul mare, si sono per così dire spremute sui contrafforti collinari bolognesi e romagnoli. È il cosiddetto effetto Stau.
#Maltempo #EmiliaRomagna, continua il lavoro delle squadre dei #vigilidelfuoco impegnati in soccorso alla popolazione colpita dall’#alluvione. Nella clip video la ricognizione aerea dell’elicottero Drago VF152 sulla zona di #Forlì [#17maggio 16:30] pic.twitter.com/W2uI8o6q5o
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) May 17, 2023
E nel resto della Liguria in genere cosa accade?
La classica dinamica ligure del temporale autorigenerante provoca precipitazioni circoscritte su poche zone. Pensiamo al record orario di Vicomorasso, nel 2011, dove sono caduti 181 millimetri in un’ora. In Emilia-Romagna, così come nelle Marche nel 2022, è piovuto in maniera intensa ma non intensissima, con cumulate giornaliere massime intorno ai 150 millimetri. Il problema è che questa pioggia è caduta in ogni punto di questi bacini, che mediamente sono più grandi. E alla fine la raccolta complessiva delle acque è abnorme, parliamo di centinaia di migliaia di metri cubi. Poi, chiaramente, c’è il problema delle piane alluvionali, che in Liguria è limitato a pochi casi: non c’è la pendenza tale perché il deflusso avvenga in maniera rapida.
Abbiamo parlato spesso delle grandi quantità di energia assorbite dal mare durante estati sempre più calde, corresponsabili di fenomeni disastrosi nella nostra regione. Anche per quello che è successo in Emilia-Romagna si può incolpare il cambiamento climatico?
Essendo un evento avvenuto in principio di stagione non c’è una componente locale che enfatizza questo fenomeno. Però globalmente, a livello mediterraneo, c’è già stato un riscaldamento anomalo con ondate precoci di caldo in Spagna, ma anche nel Centro-Sud italiano. Questo ciclone ha mantenuto caratteristiche perturbate nel suo moto verso la Penisola, ma trae origine da posti già molto caldi: è lì che possiamo puntare il dito contro il cambiamento climatico. Che prima si era espresso nella siccità, poi in vortici di bassa pressione che tendono a essere più intensi del normale. Non significa che in passato non potesse accadere, ma sicuramente Minerva è stato arricchito di energia se non altro dove è nato, nel Mediterraneo centro-meridionale. Dopodiché è risalito in maniera retrograda: tutti si aspettavano i classici fronti ovest-est, invece il maltempo ce lo siamo creati in casa, nel Mediterraneo. E anche questo è indice di qualcosa di anomalo. Dobbiamo considerare poi un altro fattore.
Quale?
A distanza di un mese questa dinamica si è reiterata producendo problemi nelle stesse zone, sempre in quella fascia adriatica che ha ricevuto fenomeni estremi e violenti. Pur in mancanza di fronti classici, la natura trova delle vie di sfogo per un’energia che è maggiore rispetto al passato. E d’altra parte, l’energia accumulata durante un’estate caldissima come quella dell’anno scorso non è detto che sia tutta smaltita.
Ora le previsioni parlano di fenomeni intensi nel Nord-Ovest. La Liguria sarà coinvolta?
No. Avremo sempre un ingresso di correnti umide da Est che però porta precipitazioni benefiche, diffuse ma non preoccupanti: quella che arriverà nel weekend sarà tutta acqua buona.
E in futuro un ciclone con la stessa dinamica potrebbe coinvolgere anche le nostre zone?
No, perché con questa formazione noi rimaniamo sottovento e non è possibile avere precipitazioni intense. Ci vorrebbe proprio una circolazione contrapposta, perché qui servono flussi da sud-ovest per avere precipitazioni come quelle. Inoltre, la Liguria spesso vede verificarsi l’evento nella fase prefrontale, ancora prima che arrivi il fronte vero e proprio. La stazionarietà dei temporali autorigeneranti è data dalla convergenza dei venti in grado di generare celle isolate. Lì invece si tratta di un intero fronte stazionario su una zona più vasta.
Almeno però ci sono effetti positivi sulla siccità?
L’Autorità di bacino del Po ha ritirato lo stato di emergenza. Al di là di questi eventi estremi, a inizio maggio e in questi giorni, l’aria instabile mediterranea ha prodotto temporali e grandinate che hanno ridotto in parte il deficit idrico che perdurava dietro da mesi. Ma alcune zone, come il basso Piemonte e il Ponente ligure, non hanno ancora recuperato. C’è poi un altro fatto che lascia ben sperare. Ciò che non si vede ad oggi è il caldo precoce degli scorsi anni. Potrebbe reiterarsi qualche anomalia nel prosieguo ma al momento non si vede una fase eccessivamente stabile e calda.