Genova. Possono rientrare finalmente nelle loro case gli abitanti del civico 22 di via Venezia, dove una settimana fa sono crollati parte del tetto e un appartamento all’ultimo piano sul lato di via Giuseppe Ratti. Nel tardo pomeriggio è stata emanata dal Comune l’ordinanza con la revoca parziale delle misure cautelative che erano state disposte dall’ufficio della pubblica incolumità.
A confermarlo è l’amministratore Andrea Rovelli: “Possono rientrare tutti i condomini eccetto quelli dell’interno 2, per cui sono stati chiesti alcuni interventi aggiuntivi di messa in sicurezza che verranno eseguiti domani, e l’interno 15 che è quello distrutto”. Via libera anche alla riapertura dei quattro locali commerciali al livello della strada in via Venezia.
La settimana scorsa una ditta incaricata dall’amministrazione aveva provveduto a chiudere le parti rimaste scoperte dopo il crollo del tetto. Oggi, dopo le ultime operazioni e la relazione di un perito specializzato, è arrivato il semaforo verde per rimuovere i sigilli. La pioggia caduta sabato ha fatto solo “lievi danni”, ha riferito Rovelli, e nonostante qualche infiltrazione non ha compromesso l’agibilità del palazzo nel suo complesso.
Erano stati 25 in tutto gli abitanti evacuati. La maggior parte di loro aveva trovato una sistemazione alternativa, ma due famiglie sono state ospitate in albergo, tra cui un nucleo con una bimba di pochi mesi e un ragazzo disabile.
Resta ancora chiuso al transito veicolare e pedonale il primo tratto di via Giuseppe Ratti, traversa e parallela di via Venezia, dove Aster ha posto le transenne per chiudere l’area dove sono caduti i calcinacci, che ancora non sono stati rimossi. Uno scenario che fa capire quanto il bilancio potesse essere più grave se fosse passato qualcuno al momento del crollo, in una strada frequentata soprattutto dagli studenti della vicina scuola di piazza Sopranis.
La Procura di Genova indaga per crollo colposo. L’appartamento era stato acquistato di recente dal titolare di un’impresa edile che aveva iniziato lavori di ristrutturazione all’interno. Gli inquirenti dovranno accertare se a causare il collasso della struttura sia stato un errore durante le demolizioni, come suggeriscono le prime ipotesi. Al vaglio anche le immagini del sistema di videosorveglianza che potrebbero aver ripreso gli operai nei momenti precedenti o successivi al crollo.