Genova. Esplosioni, palazzi in fiamme, aerei fermi sulle piste degli aeroporti, sabotati, sparatorie a non finire, e una città – Khartoum – totalmente sopraffatta dal conflitto. Sono le immagini, drammatiche, che arrivano dalla capitale del Sudan, in Africa, dove da questa mattina è completamente deflagrato il conflitto tra l’esercito regolare e le forze paramilitari.
Bloccati ci sono anche alcuni genovesi, attivisti e volontari della ong Music For Peace, in Sudan (come in altri Paesi del mondo) per portare generi di prima necessità ai civili in difficoltà. Cibo, ma anche medicinali, prodotti per l’igiene o per la scuola, raccolti durante le tante iniziative e le collette nei supermercati.
Sul posto c’è Stefano Rebora, presidente dell’associazione umanitaria: “Assistiamo al precipitare della situazione – spiegano dall’associazione, in un video pubblicato poche ore fa sulla pagina Facebook – fino a ieri le diatribe tra le forze armate militari e paramilitari erano verbali. Nella giornata l’intensificarsi delle loro presenze è stata un crescendo”.
“L’ultimatum dato dall’esercito non ha visto un seguito, motivo per cui la situazione si è fatta sempre più tesa. Le camionette armate hanno iniziato i vari appostamenti nelle strade nel pomeriggio e nella serata di ieri“, prosegue il tragico racconto.
“Questa mattina intorno alle 7 abbiamo udito i primi colpi di arma da fuoco, l’escalation è stata massima fino a raggiungere uno scontro totale delle forze – continua Rebora – tank, lanciarazzi anticarro fino all’utilizzo dei caccia, i cui boati sono stati per un momento l’unico suono nel silenzio obbligato e totale della città“.
“Forze militari contro forze paramilitari guidate dal Generale dei Janjaweed. Questi ultimi stanno puntando ad avere il controllo dei punti strategici della città: aeroporto (all’interno di cui in questo momento ci sono scontri vivi), ministeri e casa presidenziale. Per questo motivo l’area di scontro è proprio nel centro della città che ospita per altro Ambasciate e internazionali, oltre alle aree di Omm Durman e Bahri in cui si trovano le caserme e il relativo controllo sui ponti che attualmente sono chiusi“.
In un Paese in equilibro precario (dal 2019, dopo la destituzione di Omar al-Bashir e il golpe militare) da settimane si gioca una rivalità, finora latente, tra le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) guidate dal generale Mohamed Hamdane Daglo e l’esercito regolare guidato dal generale Nabil Abdallah. Nelle ultime ore la situazione, come hanno raccontato anche i genovesi, è precipitata: immagini di caccia che sorvolano la città e di auto incendiate, violenti scontri ed esplosioni. Tre civili sarebbero rimasti uccisi e molti sarebbero quelli feriti.
L’Unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani presenti a Khartoum a non lasciare le proprie abitazioni. “L’aeroporto è stato al momento chiuso e molte strade risultano bloccate – si legge nell’aggiornamento sul sito Viaggiare sicuri – ai connazionali al momento presenti, si raccomanda di non lasciare la propria abitazione ed esercitare massima prudenza”.
“Seguo con attenzione quanto sta succedendo a #Khartoum”, scrive su Twitter il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “La nostra Ambasciata, pienamente operativa, ha avvisato i connazionali di restare in casa. L’Unità di Crisi monitora gli sviluppi. Appello al dialogo e a cessare le violenze”.
(il video è pubblicato sulla pagina Facebook della ong Music For Peace)