Genova. “Quei ragazzi, quelle persone, quei soldati sono stati spesso tutt’altro che degli aguzzini, tutt’altro che degli assassini, sono stati combattenti seri, onesti”, “quegli italiani che hanno aderito alla Rsi, giovani che si erano trovati traditi e abbandonati dal re”. Sono le parole usate dal Franco Cardini, illustre storico, in tv la sera del 25 aprile durante il programma Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber. Cardini, nell’acceso dibattito con Nadia Urbinati, altra storica, e con l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro, Cardini ha aggiunto: “Anche i ragazzi di Salò, quando sono andati a combattere, erano in buona fede“.
Parole che non sono state digerite da altri storici, come Antonio Gibelli, per anni titolare della cattedra di Storia contemporanea all’Università di Genova, e che non sono state digerite dall’Anpi di Genova. E quando sembravano ormai destinate ad affievolirsi le polemiche attorno al giorno della Liberazione, l’Associazione nazionale partigiani chiede che sul caso intervenga anche il sindaco Marco Bucci.
L’Anpi, così come il professor Gibelli, chiamano in causa anche un altro studioso Luciano Canfora che, insieme a Cardini, è curatore della rassegna La storia in piazza, a Palazzo Ducale. E se Gibelli parla di “una specie di apologia dei giovani della Rsi, mascherata da equanimità del giudizio storico a posteriori”, l’Anpi parla di “parole che inquietano”. Entrambi i soggetti si domandano se sia il caso continuare a coinvolgere Cardini alla kermesse genovese.
“Il discorso di Cardini non è accettabile in alcun modo: perché la storia, e il professor Cardini dovrebbe saperlo bene, non è fatta di opinioni ma di fatti – scrive l’Anpi Genova – e i fatti sono le migliaia di oppositori al nazifascismo arrestati, torturati, deportati e uccisi proprio da quei cosiddetti “bravi ragazzi”. Vorremmo che il professor Cardini, sulla cui competenza in fatto di Medio Evo nessuno ha da obiettare, conoscesse la storia contemporanea meglio di quanto dimostrano le sue dichiarazioni: lo invitiamo a visitare la Casa dello Studente, a Genova, per verificare quali fossero la serietà e l’onestà dei ragazzi di Salò: dove nelle celle c’erano ceste piene di unghie e occhi strappati ai torturati, in quelle celle dove ragazzi e ragazze come loro furono vittime di un odio senza fine”.
“Ci preoccupa, dopo le dichiarazioni del presidente del consiglio regionale Medusei che ha cercato di equiparare, ancora una volta, le vittime e i carnefici – prosegue la nota – la risposta di Genova, come hanno potuto vedere tutte e tutti coloro che hanno partecipato alla grande manifestazione del 25 Aprile, ma anche a tutti gli altri appuntamenti nei quartieri e nei territori, è che qui, nella città che, unica in Europa, si è liberata da sola, l’antifascismo è valore e bene comune”.
“Chiediamo quindi ai vertici di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ente di gestione comunale, e allo stesso sindaco marco Bucci, che ha avuto ben chiaro come per i genovesi “i ragazzi di Salò” non saranno mai uguali a quelli del 25 aprile, di dire una parola chiara e definitiva su una presa di posizione che non può essere espressa da chi pretende di insegnare la verità storica alle giovani generazioni”, conclude l’Anpi Genova.