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Pesto sequestrato in porto, il Consorzio di Tutela del Basilico Genovese Dop fa chiarezza

“E' necessario mettere a terra qualche concetto base, di modo da evitare confusione ma soprattutto per evitare che aziende serie come la Rana siano messe in cattiva luce"

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Genova. “È notizia di questi giorni il fermo di un lotto di pesto dell’azienda americana “Rana Meal Solution” avvenuto nel porto di Genova da parte del Ministero della Salute. Come Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP è obbligatorio fare la maggior chiarezza possibile sul tema dell’etichettatura del pesto contenente Basilico Genovese DOP”.

A dirlo Mario Anfossi, Presidente del Consorzio e sottolinea: “è necessario mettere a terra qualche concetto base, di modo da evitare confusione ma soprattutto per evitare che aziende serie come la Rana siano messe in cattiva luce, arrivando a provocare un danno di immagine a tutto il sistema di produzione
di pesto e a tutti i produttori della filiera del Basilico Genovese DOP”.

Poi prosegue: Il primo punto da mettere a fuoco è che attualmente il nome “pesto” (così come “pesto genovese” o “alla genovese”) si può utilizzare liberamente: non esiste nessun marchio di protezione per il
pesto, che permetta (o permetterebbe) di vincolare una specifica ricetta all’utilizzo del nome. Il pesto, quindi, come ogni altro prodotto trasformato può evidenziare in etichetta il fatto di usare come ingrediente caratterizzante “Basilico genovese DOP” e riportarne il marchio. Questo naturalmente anche quando il pesto è prodotto all’estero: è una scelta prevista dietro specifica autorizzazione, rinnovata annualmente, fornita dal Consorzio stesso, che vigila e garantisce la presenza del 100% di Basilico Genovese DOP con una tracciabilità totale, certificando l’acquisto in Liguria e la produzione secondo le regole di coltivazione tradizionale previste nel disciplinare e verificate da un sistema di controllo autorizzato dal Ministero competente.

“La norma in questo caso prevede che in etichetta risulti evidente che la DOP è riferita all’ingrediente e non al prodotto finito. Se rimanessero ancora dubbi, probabilmente sarebbero dati dalla confusione tra basilico e pesto. Ma è bene avere ben chiara la differenza tra ingrediente e ricetta”- chiarisce Anfossi “Un pesto made in USA può senz’altro essere fatto con Basilico Genovese DOP e non è un caso di “Italian sounding” perché l’ingrediente proviene realmente dalla Liguria, ed è anzi un grande orgoglio poter avere un sistema che promuove la distribuzione mondiale di un ingrediente pregiato del territorio, mantenendone l’identità grazie alla DOP. E non solo orgoglio, ma si tratta un sistema per valorizzare concretamente l’economia del territorio e promuovere la Liguria nel mondo” continua ancora.

“La prodizione di Basilico Genovese DOP in Liguria destinata all’industria USA è di circa 1800
tonnellate provenienti da coltivazioni in pieno campo raccolte in estate e conservate refrigerate
(non surgelate) con sale e olio. “Si tratta di forniture che sussistono da molti anni e rappresentano
un caso virtuoso in cui la grande industria valorizza l’agricoltura del territorio italiano e ne sostiene
la produzione, contribuendo alla diffusione della cultura del Made in Italy e soprattutto alla DOP
economy contribuendo a creare un trend positivo in questo senso per le aziende produttrici di
Basilico Genovese DOP. La stessa cosa, da tempo, avviene anche nei pesi dell’Unione Europea e in Inghilterra”.

“Ricordiamo infine che il Consorzio di tutela del Basilico Genovese DOP e il sottoscritto Presidente
Mario Anfossi sono sempre a disposizione dei media anche con una diffusa presenza di
informazioni sui canali digitali, ma hanno rilevato con rammarico che alcuni organi di informazione
siano stati “disinformati” e inseguano la notizia d’effetto senza preoccuparsi delle conseguenze”
conclude Mario Anfossi- “perché un banale problema burocratico di trasporto è stato trasformato
quasi in una truffa alimentare mettendo in cattiva luce un’ azienda e un sistema che non lo
meritava.”

Breve storia e significato della DOP del Basilico Genovese

Il Basilico Genovese è un prodotto tipico il cui legame col territorio è un patrimonio dei produttori
e un valore per i consumatori, entrambi elementi fondanti del suo successo. Per tutelare il
consumatore, il produttore e il prodotto dalle informazioni ingannevoli e affinché le logiche di
mercato non ne “usurpino” la notorietà e non ne stravolgano le caratteristiche tradizionali, nel 2005
è nata la DOP del Basilico Genovese all’interno del sistema di protezione delle Denominazioni di
Origine Protetta istituito nel 1992 dall’Unione Europea.

La DOP viene riconosciuta quando le caratteristiche di un prodotto sono dovute al luogo di origine,
sul quale insistono sia fattori naturali – ambientali (come il clima e il suolo) sia umani tramite le
conoscenze tecniche e culturali locali (know-how). Sono stati i produttori liguri che hanno visto nella
DOP l’opportunità di veder riconosciuto il valore del prodotto e che ne hanno steso il disciplinare di
produzione.

Il disciplinare del Basilico Genovese DOP prevede due tipi di coltivazione tradizionale in base alla
destinazione commerciale: quella dei bouquet da consumo fresco raccolti in serra piantina per
piantina, più popolare tra i genovesi, e quella che ha seguito la più recente evoluzione del mercato
del pesto pronto rendendo disponibile un prodotto che mantenesse caratteristiche di tipicità in una
produzione adatta al’industria di trasformazione, svolta prevalentemente in pieno campo.

L’orientamento dei consumatori verso i prodotti pronti è un segno dei tempi, ma nel contempo
l’attenzione a territorio e qualità sono in crescita: per questo l’uso dei prodotti tipici come
ingredienti ha molto successo: questo “segmenta” il mercato e potenzia anche il prodotto fresco,
che si colloca ai vertici del mercato di qualità per ristoratori e consumatori anche promuovendo il
valore culturale ed identitario del bouquet di Basilico Genovese DOP come “star gastronomica”.

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