Lettera al direttore

Testimonianza

“Mio nonno, 89 anni, abbandonato negli stanzoni dell’ospedale”: il racconto di un lettore di Genova24

"E' tornato a casa in un notevole stato di disorientamento": una nuova testimonianza di disagi e criticità per un paziente genovese

san martino caos ospedale barelle
Foto d'archivio

Genova. Dopo la testimonianza pubblicata da Genova24 riguardo l’esperienza di un anziano degente ricoverato al Galliera, sono diverse le testimonianze di disservizi legati alla sanità che abbiamo ricevuto dai nostri lettori. Su tutte pubblichiamo quella di Giovanni Tassistro, il cui nonno ha vissuto una esperienza simile. Pubblichiamo il suo racconto

“Mio nonno di 89 anni è stato trasportato in ambulanza il 22/03/23 pomeriggio per un forte dolore alla schiena e dimesso il 24/03/23 pomeriggio solo per via dell’insistenza da parte di sua figlia nel contattare l’ospedale reiteratamente per avere una briciola di informazione sullo stato di salute del padre.

Premetto che comprendo le condizioni di lavoro che ci sono nei pronto soccorso ma non è accettabile una situazione del genere. La comunicazione è quasi assente, forniscono un numero di telefono da chiamare in una determinata fascia oraria, ma non è detto che qualcuno risponda né tantomeno è affidabile quanto riportato (nel nostro caso ci era stato comunicato che non era stato sedato quando dal referto invece risultava che lo fosse stato). Tantomeno è utile andare fisicamente lì perché comunque non vengono fornite informazioni.

Le condizioni in cui ha dovuto stare per il tempo di “ricovero” sono a mio avviso inadeguate: unica alimentazione fornita ad ogni pasto pacchetto di crackers, uno stracchino ed una fetta di prosciutto per tutti i giorni di permanenza; mantenuto sempre su lettiga in stanzoni sempre con pannolone senza minima privacy e con rumore costante che ha anche inficiato sulla qualità del sonno; l’ultima sera pure legato e sedato perché si era alzato e vagava in stato confusionale (direi normale date le condizioni in cui veniva mantenuto).

Il risultato è quanto analogamente raccontato da parte di Claudio Rezzano: mio nonno è tornato a casa in un notevole stato di disorientamento. Per evitare di risultare prolisso ho sottolineato i punti salienti di questa vicenda ma è il riassunto di due giorni di frustrazione e rabbia tra il non sapere come stia un familiare caro e lo scoprire che mentre era lì è stato trattato al minimo della considerazione umana.

Considerando il costo delle tasse che paghiamo non ritengo che un trattamento del genere sia adeguato. Come comprensibile la responsabilità non è dei sanitari che lavorano anche loro in condizioni assurde ma chi di dovere dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza per cambiare questa situazione, ma forse se ci hanno portati fino a qui non l’hanno mai avuta una coscienza”.

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