Genova. “Chi dice che bisogna chiudere i porti dovrebbe ricordarsi che sarebbe utile chiudere gli aeroporti, perché sono più gli italiani che vanno all’estero che gli stranieri che vengono da noi“. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, entra nel dibattito sui temi dell’immigrazione a margine dell’assemblea unitaria nello stabilimento di Ansaldo Energia, negli ultimi mesi emblema delle lotte sindacali dopo la battaglia per ottenere la ricapitalizzazione.
Si parte dalla bufera sulle dichiarazioni del ministro Francesco Lollobrigida: “Chi ha parlato di sostituzione etnica – commenta Landini – ha detto una grande sciocchezza, pericolosa, tanto più perché è al governo del Paese. Questa è una cultura e una logica sbagliata che non è accettabile e che è contro gli interessi del nostro Paese”.
E continua: “Abbiamo bisogno anche di una politica in grado di affrontare seriamente il problema dell’arrivo di persone non italiane. Vorrei ricordare che abbiamo già 5 milioni di lavoratori che sono qui, pagano le tasse e i contributi, permettono al nostro Paese di stare in piedi. Usare la migrazione come elemento di paura tra le persone è stupida e sbagliata, non è quello di cui abbiamo bisogno”.
Per il segretario della Cgil è doveroso concentrarsi sui flussi in uscita piuttosto che su quelli in entrata: “Vorrei ricordare a quelli che dicono che non trovano lavoratori che ogni anno ci sono 120mila nostri giovani che se ne vanno a lavorare da altre parti. Stiamo perdendo competenze, intelligenze, perché qui sono sfruttati mentre in giro per il mondo i nostri non sono pagati di più ma danno anche un contributo alla crescita, quindi stiamo perdendo due volte. Bisognerebbe non avere paura di chi arriva, ma investire per utilizzare le intelligenze di cui disponiamo”.
Quindi i temi genovesi. Anzitutto Ansaldo Energia, su cui oggi sembrano essersi diradate le nubi tempestose dello scorso autunno: “La lotta dei lavoratori ha ottenuto un risultato importante, quello della ricapitalizzazione che mette Ansaldo nelle condizioni di andare avanti, con un piano industriale che rilancia sulla qualità dei prodotti. Questa non è solo un’azienda che ha 170 anni di storia, ma un’azienda con competenze e prodotti che non ha nessun’altra e credo sia importante investire. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla lotta dei lavoratori che non difendono solo il loro posto di lavoro ma difendono anche un’idea di Paese e la qualità del sistema industriale”.
Ancora aperto il capitolo ex Ilva: “Per noi il problema non sono le singole persone ma le strategie che si vogliono utilizzare e noto che se parliamo di Ilva è da tempo che noi stiamo dicendo che c’è bisogno che il governo faccia fino in fondo la sua parte, entri e realizzi i piani industriali”. E poi Leonardo, al cui vertice è stato nominato un genovese d’adozione, Roberto Cingolani: “Stiamo chiedendo da tempo che in Italia si costituisca un‘agenzia per lo sviluppo perché abbiamo bisogno di politiche industriali che affrontino tutte le attività. Tutte le maggiori imprese del Paese in molti casi hanno un controllo pubblico e ad oggi in molti casi non c’è un coordinamento delle politiche industriali e ci sarebbe bisogno di avere un’agenzia per lo sviluppo. Penso sia venuto anche il momento di smetterla di dare soldi pubblici a tutti ma vanno dati a quelli che fanno gli investimenti e indirizzare anche le scelte che devono essere fatte per far crescere il nostro Paese”.
Dopo l’assemblea unitaria in Ansaldo, Landini si è spostato al Gaslini per un appuntamento analogo. Ed è proprio la sanità uno dei fronti caldi per il Governo: “È al collasso, bisogna dire le cose come stanno – attacca Landini -. Prima della pandemia erano stati fatti molti tagli, 30 o 40 miliardi negli ultimi vent’anni, e anche la proposta di Def prevede nei prossimi tre anni un taglio della spesa sanitaria che non è assolutamente accettabile. Non solo quelli che ci lavorano si stanno facendo un mazzo mai visto, perché mancano medici e infermieri e si sta privatizzando, ma anche i cittadini hanno liste di attesa lunghissime, pronto soccorso che molte volte non sono in grado di dare risposte, e spesso se vuoi essere curato velocemente devi pagare più di quello che stai già pagando. Per noi oggi investire sulla sanità pubblica è una priorità assoluta, c’è bisogno di investire per le assunzioni e usare i soldi del Pnrr per fare quei servizi sociosanitari che mancano sul territorio”.
E sarà anche uno dei temi per la prossima mobilitazione unitaria nazionale: “È una delle ragioni che ci portano a chiedere a cittadini e lavoratori in piazza, il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli, è per dire che c’è bisogno di investire sulla sanità pubblica e di cambiare le politiche che sono state fatte fino a oggi. È se non avremo risposte penso che questo sarà uno dei temi fondamentali su quali agire”.