Situazione critica

Genovesi bloccati in Sudan: “Impossibile il rimpatrio ma la notizia non siamo noi”

Gli attivisti di Music For Peace, tra loro anche un bambino di otto anni, si trovano a Khartoum: "Dalle 4 di mattina forti scontri via terra e via aerea"

Generico aprile 2023

“Una situazione allucinante, dalle 4 di notte a mattina inoltrata forti scontri via terra e via aerea. Silenzio fino all’Ifṭār, poi ripresa degli scontri, così passano le giornate ormai”. A parlare è una delle attiviste di Music For Peace, la ong genovese che in questi giorni si trovava in Sudan per portare aiuti alla popolazione civile. Una missione in programma da tempo e che si è trovata nel bel mezzo dello scoppio degli scontri armati.

Alcuni componenti dell’associazione genovese, tra cui il presidente Stefano Rebora e la sua famiglia, sono bloccati da giorni a Khartoum, capitale del Sudan. Nel gruppo anche un bambino di 8 anni.

“Ieri abbiamo ricevuto svariate notizie, due delle quali sono state particolarmente dolorose – dicono dall’associazione nel loro diario di bordo – un’internazionale è sceso per strada in orario notturno e sembra sia stato ferito con un colpo d’arma da fuoco; la casa di una donna locale che conosciamo è stata colpita, insieme a una comunità religiosa nella zona di Omdurman. La tregua di 24 ore, come potete capire non ha assolutamente retto“.

“In questi giorni siamo stati contattati da innumerevoli giornalisti, che ringraziamo per avere dato spazio alla tematica Sudan. La notizia infatti non è che ci sono cinque genovesi bloccati a Khartoum – sottolineano – siamo molti connazionali tra cui i colleghi di altre ong come Ovci, Coopi, Emergency, Aispo ma anche il personale di Aics Khartoum (Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo), il nostro ambasciatore e tutto lo staff d’ambasciata. Il problema non siamo solo noi, ma un’intera popolazione ridotta alla fame, privata della libertà e sottoposta a un percorso non scelto di antidemocrazia“.

“Ci appelliamo alla comunità internazionale, dai governi ai cittadini, affinché si possa adoperare il prima possibile per ristabilire ordine e un concreto aiuto per lo sviluppo di questo paese – l’appello lanciato dai genovesi – non dimentichiamoci che il Sudan è l’antiporta d’Europa, è il paese che accoglie i profughi di tutti i paesi che lo circondano“.

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