A processo

Estorsioni al Genoa, rinviati a giudizio Leopizzi e Marashi e altri 13 ultrà: processo al via il 6 giugno

Per il gip Riccardo Ghio ci sono gli elementi per sostenere l'associazione per delinquere, che è contestata a circa la metà degli imputati

Generica

Genova. Il gup Riccardo Ghio ha rinviato a giudizio 15 ultrà del Genoa accusati di vari reati nell’ambito dell’inchiesta sulle estorsioni ai danni della società.

I capi di imputazione formulati dal sostituto procuratore Francesca Rombolà e dall’aggiunto Francesco Pinto erano in tutto un ventina, di cui oltre la metà nei confronti dei tre capi ultrà del Genoa Massimo Leopizzi, Artur Marashi e Fabrizio Fileni che erano anche finiti in carcere. Alcuni singoli capi di imputazione, in particolare tutte le violenza private sono state stralciate con proscioglimento in conseguenza della riforma Cartabia che impone la procedibilità solo in seguito alla querela. Uno solo degli 16 imputati è stato completamente prosciolto.

Il processo comincerà il prossimo 6 giugno davanti al primo collegio della prima sezione penale del tribunale di Genova. I tifosi sono difesi, fra gli altri, dagli avvocati Riccardo Lamonaca, Stefano Sambugaro, Laura Tartarini, Riccardo Passeggi, Davide Paltrinieri

Leopizzi, Marashi e Fileni e altri cinque tifosi sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione per aver estorto alla società Genoa dal 2010 al 2017 circa 327 mila euro.

Secondo gli inquirenti il gruppo di tifosi avrebbe costretto con minacce la società, nella persona dell’ ex amministratore delegato Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della Sicurart di cui Leopizzi era socio occulto. Il gruppo e’ accusato inoltre di avere aggredito i giocatori e gli allenatori quando non vincevano le partite o non giocavano come volevano loro. Gli ultra’ secondo l’accusa avrebbero imposto la “pace del tifo” in cambio di denaro.

Tra gli episodi contestati le minacce e le intimidazioni agli altri tifosi rossoblù che non rispettavano le direttive di Leopizzi circa il comportamento da tenere dentro lo stadio quando ad esempio veniva deciso di non entrare per protesta oppure al contrario di contestare i giocatori, intestazioni fittizie di società e aziende a prestanome per evitare possibili sequestri da parte della magistratura e le lesioni ad alcuni poliziotti al termine della partita Genoa Crotone del 22 gennaio del 2017.

In particolare secondo la procura Leopizzi avrebbe creato “un clima intimidatorio di pressione costante nei confronti del presidente società Enrico Preziosi, della dirigenza e dei giocatori”.

Il ruolo di Marashi sarebbe invece stato soprattutto quello di garantire attraverso la società Sicurart “in maniera fittizia la sicurezza dei giocatori e dei beni assicurando in cambio di denaro la quiete dei tifosi, le cui contestazioni vengono promosse dal socio occulto Massimo Leopizzi”.

Fileni invece avrebbe avuto il ruolo di “pianificare e individuare le azioni e le strategie della tifoseria provvedendo all’esecuzione di tutte le contestazioni alla squadra” agli ordini dello stesso Leopizzi. Un paio degli imputati sono accusati di aver fatto da prestanome a Leopizzi per evitare eventuali sequestri patrimoniali.

Marashi è anche accusato di aver emesso fatture “per operazioni in tutto o in parte inesistenti di fornitura di personale per allo scopo di evadere le tasse sulle sue società.
In dettaglio, per consentire alla 4anyjob di evadere le tasse avrebbe fatto emettere nei confronti della Sicurart di cui era amministratore di fatto fatture per prestazioni inesistenti circa la fornitura degli steward per circa 248 mila euro nel periodo tra il 2014 e il 2017.

Più informazioni
leggi anche
Gasperini genoa
Il processo
Estorsioni al Genoa, Gasperini in aula: “Visto il clima decisi di andarmene ad allenare l’Atalanta”

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.