Genova. “Il bruciore di gola e occhi i cittadini non se lo sono inventati, questo impianto non doveva essere autorizzato. Fra pochi mesi metà dei ragazzi della scuola di via San Felice saranno spostati nel plesso di via Molassana, proprio davanti alla cava. Quell’impianto non può stare a pochi metri dalle case di Molassana 71“. Questo l’intervento di Dario Pedemonte, rappresentante del Comitato di via Gherzi, arrivato in chiusura della commissione comunale odierna convocata per discutere sull’impatto che gli impianti presenti nella Cava Cavalletti di Molassana ha sul tessuto urbano limitrofo.
Un intervento che ha raccolto gli applausi del pubblico presente in Sala Rossa e che testimonia la preoccupazione della popolazione del quartiere, ma non solo, per la presenza, a pochi metri dal centro abitato dell’impianto di produzione di bitumi, recentemente rinnovato all’interno degli spazi della cava, e che da tempo sta facendo alzare la “temperatura del disagio” per chi vive, lavoro e studia in quel territorio.
La commissione, oltre a raccogliere i tanti dubbi sulla presenza degli impianti, ha fornito però anche delle notizie positive: il Comune di Genova, infatti, ha commissionato ad Arpal una campagna di monitoraggi ambientali specifici che durerà un anno: “Questo è l’impegno della giunta – ha sottolineato l’assessore Matteo Campora – un impegno che esula dalle competenze specifiche sulla materia, che spettano alla Regione ma che finanzieremo. Entro maggio Arpal ci fornirà il piano di monitoraggio e lo condivideremo con la commissione e i cittadini”.

Ma se la competenza è regionale, oggi in Sala Rossa i rappresentanti dell’ente di piazza De Ferrari non erano presenti ai lavori, nonostante l’invito fatto dalla presidente della commissione Arianna Viscogliosi. “Bene il monitoraggio ambientale – ha commentato Mattia Crucioli, di Uniti per la Costituzione – ma abbiamo chiesto anche un monitoraggio sulla tenuta idrica del sito e delle strade limitrofe, visto che in questi anni abbiamo assistito ad allagamenti e dissesto. Il vero problema è che un impianto di bitumi non può stare lì, e non doveva essere proprio autorizzato”. Rincara la dose Giacomo Cafasso, consigliere municipale di UplC: “Il comune potrebbe chiedere intanto alla Regione di impegnarsi a non rinnovare la concessione di 15 anni oggi vigente – spiega – in modo da dare tempo alle aziende di organizzarsi e dare un riferimento temporale certo per la popolazione”.
Presente anche un rappresentante della Frantoi srl, una delle ditte presenti nel sito: “In questi mesi abbiamo completato la pavimentazione di tutta la viabilità interna per diminuire la produzione di polveri, insieme la nebulizzazione per il loro abbattimento. Inoltre stiamo approntando un lavatoio per le ruote dei camion“.
Il presidente del Municipio IV Media Valbisagno,Maurizio Uremassi, ha inoltre aggiunto che al momento nella cava non sono è più stoccato la smarino del nodo ferroviari, mentre ha proposto: “Una commissione permanente municipale sulla cava Cavalletti, come fatto in precedenza per l’impianto della Volpara”. Una soluzione che segue quanto già richiesto dalla precedente amministrazione municipale, richiesta poi rimasta ‘congelata’ dal cambio di giunta.
A chiusura della commissione non è mancato un piccolo momento di “tensione regolamentare“: la consigliera Francesca Ghio, infatti, ha presentato alla presidenza un documento da sottoporre al voto per “impegnare il presidente a riconvocare la commissione per fornire cronoprogramma dei lavori e il controllo dei varchi in ingresso e uscita dalla zona”. Il documento, sottoscritto dalla Lista RossoVerdi, M5s, Uniti per la Costituzione e Partito Democratico, è però stato giudicato inammissibile dalla presidente e quindi non votato. “Una scelta discrezionale -ha commentato Ghio – che in altre commissione ha visto l’esito opposto. Non è chiaro perchè non ci si sia potuti impegnare in tal senso, dando concretezza ai lavori svolti questa mattina”.
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