Genova. Nella telecamera che riprende il parcheggio di via Carcassi, dove la notte tra il 30 e il 31 marzo sono state incendiate tre auto aziendali di proprietà del gruppo Iren (la cui sede si trova a poche decine di metri) si vede un uomo, con il volto coperto da un cappuccio che copre la telecamera oscurandola probabilmente con una sciarpa. Sono le 3 di notte e pochi minuti dopo le auto vengono date alle fiamme. Il blitz incendiario è stato rivendicato qualche ora dopo dagli anarchici su alcuni siti d’area in solidarietà con Alfredo Cospito, da oltre cinque mesi in sciopero della fame contro il 41 bis.
Al vaglio degli investigatori, oltre al poco che è stato ripreso dalla telecamera principale sono anche tutte le altre telecamere della zona che potrebbero contenere tracce del percorso di arrivo e di fuga degli autori del blitz, mentre serviranno accertamenti tecnici da parte della polizia scientifica per capire come sia stato applicato l’incendio, visto che in un primo momento i vigili del fuoco avevano addirittura ipotizzato che si trattasse di un incendio colposo a causa di un contro circuito che avrebbe potuto interessare un’auto ibrida.
Il blitz contro Iren segue a poca distanza altri episodi simili avvenuti in Italia ma anche in Spagna, Grecia e Germania: gli ultimi in ordine di tempo o , almeno di rivendicazione, sono stati un veicolo della Snam in Trentino Alto Adige, un mezzo di proprietà di una società energetica a Madrid, un altro blitz simile a Lipsia e soprattutto il maxi rogo di 16 mezzi di proprietà di poste italiane a Roma, rivendicato il 18 marzo.
A Genova alcuni veicoli di proprietà di Poste italiane in un parcheggio in via Pastorino a Bolzaneto erano stati incendiati tre anni fa. Anche in quel caso il gesto incendiario era stato rivendicato dagli anarchici che avevano utilizzato alcune bottiglie molotov, stesso mezzo usato nel giugno del 2020 per dar fuoco ad alcuni scooter della polizia locale custoditi in un box accanto al distaccamento di Marassi.
In Liguria gli episodi più recenti e con i maggiori danni erano stati lo scorso anno i due blitz incendiari contro le sedi della Marr (società di ristorazione che fornisce pasti nelle carceri) ad Arma di Taggia e a Carasco dove erano stati dati alle fiamme una decina di mezzi aziendale. Anche in questo caso gli attentati incendiari erano stati rivendicati in solidarietà con Alfredo Cospito.
D’Altronde, come hanno chiosato il loro comunicato di rivendicazione, la guerra degli anarchici contro lo Stato non comincia e non finisce con Alfredo Cospito: “Dovete capire che se Alfredo dovesse morire o rimanere vivo, se Alfredo fosse libero o rimarrà prigioniero, noi ci siamo già dichiarati vostri acerrimi nemici tempo addietro e continueremo ad esserlo comunque andranno le cose”.